SEVEN DAYS IN JUNE by Tia Williams

SEVEN DAYS IN JUNE by Tia Williams

autore:Tia Williams [Williams, Tia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-06-18T12:00:00+00:00


Capitolo 16

NON ESISTE UN BRIVIDO SICURO

NEL CORSO DEGLI ANNI, EVA AVEVA CERCATO DI SCORDARSI LA SETTIMANA della sua adolescenza che aveva passato con Shane. E onestamente si era dimenticata parecchie cose, cancellate dallo stato in cui spesso si trovava. Sbronza di vodka, intontita dalle pillole, stordita dall’erba.

Ma ecco cosa ricordava.

Ricordava di essere stata davanti allo specchio del bagno a toccarsi con cautela l’occhio nero. A passarsi le dita tra i capelli rovinati da quella sforbiciata. Con un sospiro affranto, aveva provato a farsi la coda e non ci era riuscita. E poi Shane era apparso dietro di lei nello specchio.

«Sembro un barboncino fulminato» aveva mormorato.

Lui aveva trattenuto un sorriso.

«Sì, dai, ridi pure» gli aveva detto. «In effetti faccio ridere.»

«No, sei divertente. Senti, potresti avere i capelli lunghi fino al pavimento. Potresti essere calva. E io cieco. Saresti comunque bella, Genevieve.»

Lo aveva detto come se la sua opinione fosse un dato di fatto. La pelle di Genevieve aveva preso a scottare come quando aveva la febbre e i palmi si erano fatti sudaticci.

Shane era indietreggiato e si era appoggiato alla porta. Genevieve si era voltata per guardarlo in faccia.

«Hai pronunciato bene il mio nome.»

«Mi sono allenato.»

«Dillo ancora.»

«Jon-vi-ev» aveva detto con un sorriso. «È come se avesse un buon sapore.»

«Come può una parola avere un buon sapore?»

«Sinestesia. Succede quando sei sovrastimolato e i sensi si confondono. Vedi la musica. Ascolti i colori. Assapori le parole.»

«Oh.» Le si era seccata la bocca. Aveva battuto le palpebre e in un lampo lui era vicinissimo. Il lavandino premeva contro il fondoschiena. Aveva trattenuto il respiro. Delicatamente, Shane le aveva messo la mano senza gesso sulla nuca, spostando lo sguardo dai suoi occhi alla bocca. E, per la prima volta, l’aveva baciata: un bacio appena accennato, leggero. Innocente. Poi era cambiato diventando più profondo, Shane l’aveva cinta con il braccio ingessato e se l’era premuta addosso.

«Hai davvero un buon sapore» aveva mormorato ritraendosi un po’.

«Mille… grazie.» Agitata, aveva detto le parole nell’ordine sbagliato.

Negli occhi di Shane si era scorto un baluginio, e lui pareva compiaciuto e affascinato al tempo stesso. Poi si era chinato per baciarla ancora.

Si ricordava di sua madre che l’aveva chiamata e richiamata per ben due giorni. Lei non aveva mai risposto, ma aveva tenuto l’ingombrante cellulare Nokia a caricare, in camera, per ogni evenienza. (Anche se non era certa di quale evenienza potesse verificarsi.) Il terzo giorno lo aveva spostato al piano di sotto, in cucina, per non sentirlo vibrare.

Si ricordava del suo primo orgasmo non indotto dalla masturbazione solitaria. Erano stesi nell’erba accanto alla piscina, in biancheria intima, ed era una di quelle tipiche giornate afose di Washington. Shane la stava ascoltando divagare su come Carrie e L’esorcista rappresentassero la paura maschile della pubertà femminile.

«Sai che mi piacerebbe avere il ciclo? Solo una volta» le aveva detto Shane mentre tirava fuori una pillola con la scritta TROIEGGIARE e se la metteva sulla punta della lingua per poi baciarla teneramente in bocca. «Dimmi un po’, cosa ci vedi nell’horror?»

«È una fuga.»

Aveva iniziato con una serie di baci lungo la mascella, per poi arrivare al collo.



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