Sopravvissuta ad Auschwitz. La vera e drammatica storia della sorella di Anne Frank (eNewton Saggistica) (Italian Edition) by Eva Schloss & Karen Bartlett

Sopravvissuta ad Auschwitz. La vera e drammatica storia della sorella di Anne Frank (eNewton Saggistica) (Italian Edition) by Eva Schloss & Karen Bartlett

autore:Eva Schloss & Karen Bartlett [Schloss, Eva]
La lingua: ita
Format: mobi
ISBN: 9788854159303
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-11-18T23:00:00+00:00


16. Di nuovo ad Amsterdam

Qualche giorno dopo il nostro ritorno ad Amsterdam, andai ad aprire alla porta dei Rosembaum e trovai Otto Frank sui gradini. Sembrava tranquillo, però era magro quanto l’ultima volta che l’avevo visto a bordo della nave da Odessa. Lo feci entrare e lo accompagnai da Mutti. Lei gli sorrise, ma lui chiaramente non la riconobbe.

«Ci siamo già conosciuti, no?», gli chiese. «Ci siamo incontrati sul treno».

Lui aggrottò la fronte per un momento, come se cercasse di ripescare qualcosa dal fondo della sua memoria. Poi scosse la testa.

«Mi dispiace, non ricordo», disse. «Ho trovato il suo nome nell’elenco dei sopravvissuti. Sto cercando di scoprire cosa ne è stato di Margot e Anne».

Otto si mise a sedere con Mutti e parlarono a lungo, nel tentativo di farsi coraggio a vicenda, perché ci saremmo tutti ricongiunti alle nostre famiglie.

Dopo qualche settimana capimmo che era tempo di tornare a casa, anche senza Pappy e Heinz, e Mutti prese le chiavi del nostro appartamento. Quando misi piede in piazza Merwedeplein e salii gli scalini per entrare in casa, fui assalita dalla sensazione di tornare indietro nel tempo.

Mia madre mise la chiave nella toppa e aprì la porta: ci accolse il soggiorno silenzioso, completo di tutti i nostri mobili, ma senza vita. Le sedie erano nella stessa posizione, come se ci fossimo appena alzati, e le tende di sempre pendevano dalle finestre, in attesa che qualcuno tornasse a casa e le tirasse.

Toccai il punto sulla parete della camera da letto, dove Pappy aveva segnato con la matita la mia altezza. Fuori, c’erano gli stessi rumori dei bambini che giocavano.

Quella notte sentii un’auto accostare e gli sportelli che sbattevano, ed ebbi la certezza che fossero Pappy e Heinz che tornavano a casa da noi. Ma le voci si dispersero nell’oscurità e io rimasi con uno strano senso di vertigini, come se tutto fosse sottosopra.

Alla fine mi addormentai, desiderando con tutto il cuore di rivedere mio padre e mio fratello e, per la prima volta dopo aver lasciato Auschwitz, rividi gli orrori del campo. Nel sogno, un buco nero senza fondo apparve davanti a me e continuò a crescere fino a inghiottire il mondo intero... e svegliai Mutti con le mie urla concitate.

Nelle settimane che seguirono, la vita assunse la parvenza di un’esistenza normale, anche se in fondo tutto era cambiato.

Io e Mutti facemmo il possibile per scoprire cosa fosse successo a Pappy e Heinz, ma la situazione era caotica. Tutti stavano cercando la propria famiglia. Mia madre mise perfino un annuncio sul giornale per avere informazioni su di loro, ma nessuno ri-

spose.

Come capofamiglia, Mutti doveva anche provvedere al nostro sostentamento e pagare l’affitto dell’appartamento a Merwedeplein. Durante i primi mesi dopo il nostro ritorno, imparò a usare i rimasugli di cuoio della bottega di mio padre per farne delle cinture. Mi capitava spesso di tornare e trovare l’appartamento pieno di parti ritagliate pronte per essere cucite insieme. Inizialmente ebbe molte ordinazioni e prese perfino in considerazione l’idea di mettersi a esportare i suoi



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