Sorvegliati speciali by Mirella Serri

Sorvegliati speciali by Mirella Serri

autore:Mirella Serri [Serri, Mirella]
La lingua: ita
Format: epub
Google: 6d3tJpE1a3kC
editore: Longanesi
pubblicato: 2012-02-14T23:00:00+00:00


15. MEGLIO IL RUSSO CHE L'INGLESE

Decenni di elogi pronunciati da personalità di rango che risiedono nell'Olimpo dei "maîtres à penser”, anche se a volte appaiono irreali e assurdi, non sono certo destinati a essere spazzati via: sono una semina che continuerà per anni a dare una ricca messe. Le parole degli intellettuali sugli indiscutibili meriti dell'Urss - anche a poca distanza dai fatti e misfatti del '56 - rimbalzano e attecchiscono in tanti ambiti: nella scuola, nell'università, nelle case editrici. All'inizio degli anni Sessanta si apre il dibattito su un quesito molto peculiare, ovvero se si debbano o no spalancare le nostre aule scolastiche all'insegnamento del russo. Viene inviata una lettera dall'Associazione Italia-Urss con una proposta per l'insegnamento della lingua e della letteratura russa nelle scuole secondarie: la missiva perviene a numerose sezioni, (1) a esponenti del mondo parlamentare, della scuola, dell'università, a direttori di istituti culturali, a rettori, a editori. «Congratulazioni! Anche solo per averlo pensato», si esalta lo scrittore Jahier. «Bellissimo! Ma bisogna approfondire», chiosa Giovanni Pirelli, rampollo di una grande dinastia industriale che, con il nome di battaglia Pioppo, era stato commissario della Novantesima brigata Garibaldi in Val Chiavenna. (2) Certo, bisogna approfondire l'accordo italo-sovietico per realizzare nelle scuole un progetto molto ambizioso, rileva Pioppo che, al momento del ritorno nella fabbrica del padre, aveva scelto di iscriversi al Partito socialista di unità proletaria e poi era approdato a fianco di Raniero Panzieri nella sezione cultura e studi del Partito socialista. Luciano Della Mea, tempra di combattente, personalità votata alla lotta - come registra egli stesso nell'autobiografia di militante, prima socialista, poi di Lotta Continua e di Potere Operaio, "Una vita schedata" (3) - appoggia l'iniziativa a spada tratta. Una personalità, la sua, assai distante da quella del professor Mario Sansone, preside della facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Bari, che però si muove nella stessa direzione: indignato, addirittura, che i rudimenti dell'idioma russo non vengano già da tempo impartiti a scuola. Ritiene che questo studio potrebbe essere particolarmente utile alla sua città. Sì, quella lontana lingua potrebbe far molto bene a quel Sud che ha rapporti sempre più stretti con il Vicino Oriente. «E' necessaria per sviluppare il nostro arretrato Mezzogiorno»: così sostiene anche il direttore della Biblioteca nazionale di Palermo, Giovanni Simionato, che ne vede la ricaduta positiva soprattutto nella sua isola, per il cui sviluppo questo lessico può rivelarsi basilare e permettere di gettare le fondamenta di nuovi e stretti rapporti culturali.

Questa proposta che i bambini italiani sillabino la lingua di Dostoevskij se non dalle elementari almeno da quando si trovano sui banchi delle medie (4) viene peraltro avanzata proprio quando l'Italia è nel pieno della «grande trasformazione» del boom economico e mentre è in atto da tempo il sorpasso della lingua del Regno Unito su tutte le altre del continente. Ma alcuni esponenti dell'intellighenzia interpellata insistono non solo per affiancare il russo ma per sostituirlo all'inglese. Come lo storico Luigi Bulferetti, così convinto della bontà dell'iniziativa che, da Genova, osserva che l'insegnamento



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