Storia del secondo tempio by Paolo Sacchi

Storia del secondo tempio by Paolo Sacchi

autore:Paolo Sacchi [Sacchi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-6898-154-9
editore: Claudiana
pubblicato: 2019-01-14T22:00:00+00:00


10.2 Il pesher e l'interpretazione della storia

La datazione relativamente precisa delle opere del periodo cui ci riferiamo è problema che non è ancora risolto e forse non lo sarà mai, perché gli elementi per una datazione precisa mancano. È noto come questi testi, pur essendo una miniera di riferimenti storici, tuttavia non li indichino quasi mai con precisione: mancano nomi di personaggi, indicazioni precise di eventi.

Fanno evidente eccezione opere come i già menzionati Daniele, Libro dei Sogni e Giubilei e dal taglio nettamente storico, nel senso moderno della parola, come il Primo Libro dei Maccabei o l'opera perduta di Nicola di Damasco, fonte principale di Flavio Giuseppe. Entrambi gli autori sono però strettamente legati all'ambiente della corte, certamente più vicino alla mentalità occidentale e laica che non a quella giudaica. Anche nella diaspora non mancarono scrittori dagli intenti chiaramente storici, anche se apologetici, come Giasone di Cirene del II sec. a.C289.

Per alcune opere come i Salmi di Salomone è almeno indicabile con sicurezza il terminus post quem che menziona una profanazione del Tempio che non può essere che quella operata dai romani nel 63 a.C. Si pensi alla disputa se il termine kittim, che appare frequentemente nei testi del Mar Morto, indichi i Seleucidi o i romani290.

Questa mancanza di chiarezza espositiva dei testi ha una causa duplice: da un lato il fatto che chi scriveva si rivolgeva a un uditorio in grado, presumibilmente, di capire le allusioni, dall'altro il fatto che chi leggeva non leggeva con la nostra mentalità, per essere informato di un fatto, ma leggeva allo scopo di capire, nel senso più profondo della parola, la sua posizione nella storia della salvezza. Non si leggeva insomma per conoscere la storia, quanto per conoscere la volontà di Dio, per cercare di interpretare i fatti nel loro senso ultimo e definitivo.

In questo senso, un testo che fosse stato scritto nel II sec. a.C. e in cui si condannasse un sacerdote per avere contaminato il Tempio con la sua inabilità alla carica, poteva bene essere ancora letto un secolo dopo, non essendo cambiata la situazione giuridica del sommo sacerdozio dopo la morte di Onia III. Tutta la scrittura è letta in funzione del presente; essa non contiene solo norme riguardanti il comportamento, ma contiene la chiave per capire il dramma contemporaneo. Cercheremo in seguito di inserire questa mancanza di senso storico in tutta la spiritualità giudaica del tempo. Per ora basti ricordare che si sviluppò un genere letterario, detto pesher, di cui abbiamo numerose attestazioni. Il pesher consiste nel leggere un piccolo brano di scrittura, composto non importa quando, e nell'adoprarlo per capire i fatti contemporanei.

Nelle grotte di Qumran sono stati ritrovati frammenti di parecchi pesharim: il più noto e meglio conservato è quello del libro di Abacuc. Circa la possibile origine egiziana del metodo pesherico per leggere tutta la Scrittura, cfr. E Daumas, Littérature prophétique et exégétique égyptienne et commentaires esséniens, in: A la recontre de Dieu, Mém. A. Gelin, Le Puy 1961, pp. 203-221; ma si tratta di lavoro da approfondire.



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