Storia linguistica dell'Italia unita by Tullio De Mauro

Storia linguistica dell'Italia unita by Tullio De Mauro

autore:Tullio De Mauro [De Mauro, T.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Storica Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2011-04-14T22:00:00+00:00


Malavoglia

Cavalleria

La Lupa

Medie complessive

media delle proposizioni per ogni frase

5,5

4,5

4,5

4,8

rapporto tra indicativo/congiuntivo, condizionale

37/3

34/2

28/2

99/7

quoziente del rapporto

12,2

17

14

14,1

Confrontando questi indici con quelli della nota 46, si può constatare che il periodare di Verga per numero di proposizioni in ogni frase è più complesso non solo di quello del De Sanctis (2, 1), ma di quello di Pavese poeta e prosatore (2,6 e 2,95), di D’Annunzio prosatore (1,95) e poeta (3,5), di Carducci poeta (3,6) e prosatore (3,2), e il suo periodare, di cui sarebbe caratteristica «la brevità estrema... che ha raggiunto l’incredibile in La Lupa e Cavalleria rusticana «(Bontempelli in Giachery, op. cit., p. 7), si colloca in realtà per questo aspetto tra i più complessi della letteratura postunitaria; il rapporto tra proposizioni a verbo indicativo e proposizioni congiuntive e condizionali, che nel Verga è di 14,1, è più alto, oltre che in De Sanctis (32 e 38), anche in Carducci poeta (14,3) e in Pavese poeta e prosatore (21,5 e 20,5), ed è di poco inferiore nel D’Annunzio (14): anche per questa parte, dunque, il periodare verghiano svela quella complessità di periodo che si congiunge (v. supra, p. 199 e no. 46) all’uso dei due modi non indicativi.

94 Il recupero degli arcaismi nella prosa postunitaria è tanto notevole da risultare apprezzabile anche in un sondaggio statistico sul lessico quale è quello esposto nei suoi risultati supra a no. 59: osservando la tabella ivi riportata si constata che su 100 vocaboli, a parte i tecnicismi, si hanno 41 vocaboli non usuali: di questi 31 sono andati cadendo dall’uso in epoche diverse (2 soli, come si è detto, in fase postunitaria), 8 sono dialettismi che soprattutto il Viani ha tentato di inserire nell’uso e 2 sono vocaboli delle origini caduti dall’uso prima dell’unità e rimessi in onore soprattutto dal D’Annunzio. Al recupero del vocabolario arcaico, sfoltito soprattutto tra Cinque e Seicento, partecipano con D’Annunzio altri prosatori: così (per la documentazione cfr. Battaglia s. vv.) abbonacciare è ripreso da D’Annunzio e Pirandello, annobilire da D’Annunzio e Ojetti, annerare dal D’Annunzio, annestare dal Soffici, animadversione dal Bacchelli. Per uno schema arcaizzante di formazione lessicale rivitalizzato, v. supra, no. 82; anche al di fuori della prosa letteraria, anche nella prosa colta letterariamente più elevata e nella saggistica più fine si hanno riprese di vocaboli arcaizzanti: si è già citato Ojetti, e vanno aggiunti perlomeno Croce (v. supra, no. 85) ed E. Cecchi (cfr. I. Baldelli, Dello stile di «Corse al trotto», LN 17, 1956, pp. 121-28), che pure ha teso ai modi più arditamente letterari e culti ed ha influito su critici d’arte come R. Longhi. L’ammirazione del Croce per il Carducci e il giudizio del Betteloni su Carducci prosatore (supra, no. 92) consentono di stabilire l’esistenza d’una linea continua di prosa culta e letteraria più attenta ai valori della tradizione: tale linea,



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