Traiettorie by Anna Pisterzi & Giona Chiovetto & Gaia Figini

Traiettorie by Anna Pisterzi & Giona Chiovetto & Gaia Figini

autore:Anna Pisterzi & Giona Chiovetto & Gaia Figini [Pisterzi, Anna & Chiovetto, Giona & Figini, Gaia]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2023-09-07T10:39:11+00:00


Relazioni

“Da un’anonima provincia del Friuli all’Inghilterra. Da una famiglia modesta all’ammissione in una ristretta cerchia di intellettuali. Il gruppo degli ‘scelti’, degli ‘speciali’, è diventato il mio gruppo: mi ci riconoscevo. Mi è stato di grande aiuto quando, due anni fa, mi sono trasferita qui. La comunità di expat, di dottorandi italiani e di tutto il mondo, è stata per me fonte di grande sostegno. Ora, però, mi pesa immensamente restare al livello collettivamente autoimposto, mantenere questi standard elevati, quest’immagine di me che, a dirla tutta, mi schiaccia e non mi appartiene (più). Che sto male, non lo dico. Della decisione sofferta di andare in terapia non ne ho parlato con nessuno: non sopporterei il peso dello sguardo dei colleghi. E i miei genitori in Italia, poi, come la prenderebbero? Per loro dallo psicologo ci vanno i matti. Oppure i malati. Quelli che, qualunque sia la ragione, stanno male sul serio. Però anche il mio dolore è reale.”1

Come cambiano e come restano le relazioni in una traiettoria d’espatrio?

Nonostante la progettazione e le possibili previsioni che possono essere fatte a proposito di una traiettoria d’espatrio, le relazioni sono forse una delle cose più imprevedibili: non solo le relazioni tra le cose e le esperienze, ma anche, e soprattutto, quelle con le persone e con sé stessi.

Partire, andare all’estero, intraprendere un viaggio: oggi, in Italia, vuol dire anche, almeno un po’, “tradire”.

Tradire le aspettative di un contesto culturale in cui si è cresciuti e che nella grande maggioranza dei casi educa al restare, al resistere, al tornare, e vede la partenza come un'opportunità di riscatto sociale. Dal punto di vista sociale la partenza è intesa come una sorta di investimento e, come tutti gli investimenti, porta con sé desideri, aspettative, richieste, rinunce, guadagni. Chi lascia l’Italia parte, oggi, anche da qui: da un debito sociale e culturale rispetto alla propria patria, rispetto alla propria comunità. Si tratta di un debito che, però, non può essere mai del tutto sanato, perché non tiene in considerazione che ogni persona parte innanzitutto con sé stessa (con la propria storia individuale, le proprie emozioni, i propri desideri) e quel pezzo di sé con cui parte, in una traiettoria d’espatrio, è destinato a cambiare.

Nella maggior parte delle situazioni non si tratta di cambiamenti radicali e repentini – che pur avvengono – ma, piuttosto, di piccole relazioni tra la persona in movimento e i contesti che, per moltissimi motivi differenti, si modificano: cosa si può e non si può fare in uno spazio pubblico, i gesti per ringraziare una persona sconosciuta, il cibo per la colazione, come salutare e così via… Piccole e grandi variazioni quotidiane rispetto alle quali la persona pian piano trova un nuovo modo di approcciarsi. Questi piccoli mutamenti vanno via via accumulandosi finché la persona non si accorge di una differenza tra sé e sé – nei propri comportamenti che sono diversi da prima – e tra sé e gli altri quando i propri comportamenti che considerava naturali fino a poco tempo prima, ora, nel contesto in cui si trova, la rendono diversa dalle altre persone.



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