Trema la notte by Nadia Terranova

Trema la notte by Nadia Terranova

autore:Nadia Terranova [Terranova, Nadia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2022-01-19T12:00:00+00:00


La Forza

Questo è l’Arcano della Forza. Che cosa ci insegna?

Con la sua stessa immagine ci dice: la Vergine doma il leone e ci invita ad abbandonare il livello della quantità, poiché la Vergine è senza dubbio piú debole del leone per quanto riguarda la quantità di forza fisica, e ad elevarci al livello della qualità, poiché evidentemente lí si trova la superiorità della Vergine e l’inferiorità del leone.

Per l’addio al 1908 nella città distrutta, le suore avevano preparato una cena con quel che potevano, pane e pesce secco ma anche dolci sconosciuti, provenienti da città siciliane in cui non ero mai stata. Avevano ricevuto una cucina di fortuna, che però sarebbe stata messa in funzione con l’anno nuovo, intanto ci arrangiavamo mischiando cibi già cotti. Ci raccontarono che a Catania e a Palermo sfilavano pomposi carri a raccogliere la beneficenza per i poveri sfollati di Messina. I donatori erano esageratamente generosi nel volere per sé stessi una coscienza pulita e per noi un palato meno misero.

Quella sera mangiammo crespelle di riso e la cucuzzata, una marmellata dolce preparata con la zucca verde e lunga. Ne assaggiai un cucchiaio, ma era andata a male: qualcuno ci aveva rifilato gli avanzi, approfittando del passaggio dei convogli della carità per svuotarsi la dispensa. La gelatina mi pizzicò la lingua, la saliva reagí con un sapore cosí acido che dovetti sputare tutto. Lo stomaco mi si chiuse e preferii restarmene da sola, le monache si sarebbero abituate alle malinconie furtive che spesso mi spingevano in un angolo, e non avrebbero provato a scalfire un silenzio confortevole per me e respingente per gli altri. Non mi avrebbero giudicata. Mi avevano chiesto della mia famiglia, avevo detto che erano morti tutti, e loro non avevano fatto ulteriori domande. Avevano accolto me e Jutta come sorelle nelle baracche approntate a mo’ di replica del convento, e anche se non mi univo alle preghiere non mi escludevano dai riti. Da quando ero scesa dalla torpediniera Morgana, dio aveva perso la lettera maiuscola.

La mattina, aspettavo che le monache finissero di lavarsi per poterlo fare piú a lungo, senza la fretta di cedere il mio posto. Per tutto lo sporco che avevo addosso, un tempo normale non mi bastava. Mentre strofinavo le braccia e le gambe mi concedevo di piangere, rilasciando le lacrime trattenute, allora mi sentivo osservata da due occhi di bambino, due occhi che non sapevo riconoscere: mi fissavano immobili, con lunghe ciglia nere, e a poco a poco mi calmavano. Il pianto si esauriva e, svuotata, potevo tornare dalle sorelle.

In quei giorni, in città, c’erano il re Vittorio Emanuele III e la regina Elena, salpati da Napoli appena avevano saputo della nostra sfortuna. Erano scesi dalla regia imbarcazione tra applausi e fischi dei messinesi, e il sindaco si era messo in prima fila ad accoglierli.

– Almeno ha rinfacciato al sovrano che i soccorsi stranieri sono arrivati ben prima di quelli italiani, – commentò madre Fortunata, la superiora, difendendo il sindaco. Rosalba invece aveva un’idea diversa: – Veramente



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.