Urania 0322 - Messaggio per Plutone by David Grinnell

Urania 0322 - Messaggio per Plutone by David Grinnell

autore:David Grinnell [Grinnell, David]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: PIPPO
editore: Mondadori
pubblicato: 2011-01-19T09:27:14+00:00


9

Chissà quanto rimasi là disteso respirando con tale pena da temere di morire da un momento all’altro. Può darsi che sia svenuto più di una volta, perché non ricordo niente di quel periodo. Il mio primo ricordo chiaro fu una sensazione di dondolìo, come di un bambino nella culla.

Con i sensi ben desti, volli accertarmi che non si trattasse di un’illusione. No, il dondolìo continuava. Mi chiesi cosa lo provocasse. Una bufera di vento capace di far ondeggiare l’uovo? O un terremoto? Oppure, pensai, il terreno su cui l’uovo spaziale si era posato non era solido come sembrava, ma formato da una specie di melma, o di qualche sostanza non ancora solida e non più liquida, prodotta dalla pressione dell’atmosfera e da gas sconosciuti. Di una cosa ero certo: il dondolìo non aveva ritmo regolare e non era violento. Avevo inoltre l’impressione che l’uovo si stesse muovendo. Chissà perché pensai che la stessa impressione la devono provare i gatti o i cani quando vengono trasportati da un posto all’altro in un cesto. Provai a guardarmi intorno, girando gli occhi con grande fatica, ma fu uno sforzo inutile, perché la parete trasparente era lontana da me. Dopo un poco il dondolìo cessò, e sentii colpi e rumori che sembravano venire da sotto l’uovo. Seguì un lungo silenzio, durante il quale mi rassegnai al mio destino. Il silenzio e la tranquillità vennero d’un tratto interrotti da un cigolìo. Alzai penosamente lo sguardo al soffitto bombato e sbarrai gli occhi quando vidi che vi si stava formando una fessura. La guardai, non sapendo cosa pensare: si stava allungando trasversalmente per tutta la metà superiore dell’uovo. Poi si allargò, e mentre io continuavo a guardare inebetito, l’uovo si spaccò in due. Aspettai chi i miei polmoni affaticati inspirassero la prima mortale boccata di atmosfera gioviana, o forse trattenni il respiro sia per non essere ammorbato dal lezzo di ammoniaca, sia per prolungare di qualche secondo la mia vita, spinto dalla curiosità di vedere in che posto ero capitato. Ma non potei indugiare a lungo, e inspirai. L’aria non era velenosa! Sì, sapeva un pochino di ammoniaca e non era certo aria terrestre, perché vi si mescolavano odori sconosciuti e sgradevoli, ma conteneva sicuramente altrettanto ossigeno di quella terrestre. Respirandola, mi chiesi come una cosa simile fosse possibile, ma subito la mia attenzione fu distratta da quello che mi stava intorno. I due mezzi gusci dell’uovo, erano caduti, e io ero circondato, questa almeno fu la mia prima impressione, da un confuso caleidoscopio di gialli, grigi e azzurri. Guardando meglio, vidi che alcuni di quei colori avevano una forma definita e si muovevano, altri invece erano immobili. E finalmente capii. L’uovo spaccato in due giaceva sotto una specie di baldacchino trasparente che somigliava a un’enorme campana di vetro, di forma stretta e allungata. Dentro questa campana era stata pompata aria terrestre, allo scopo evidente di farmela respirare. Attraverso le pareti trasparenti, dalla quali si protendevano diversi bracci e leve metalliche che costituivano il meccanismo con cui era stata aperta l’astronave, potevo vedere l’ambiente gioviano.



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