Urania 0457 - B.E.S.T.I.A. by Charles Eric Maine

Urania 0457 - B.E.S.T.I.A. by Charles Eric Maine

autore:Charles Eric Maine [Maine, Charles Eric]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Urania, fantascienza, narrativa
editore: bandinotto
pubblicato: 2010-01-13T21:00:00+00:00


8

La seconda volta che si esce con una ragazza, lo schema è stabilito. Si tratta, in gergo matematico, del secondo termine di una serie. Il primo termine (o appuntamento) non stabilisce niente, ma il secondo termine stabilisce una relazione. Il terzo, consolida la relazione stessa, e da questo punto i susseguenti termini della relazione sono prevedibili. Tre appuntamenti e si è pronti per l'infinito (ammesso di aver avuto i termini giusti). Io avevo raggiunto soltanto il secondo termine, e la natura della serie (se ci sarebbe stata) non era ancora del tutto chiara, anche se certi atteggiamenti si erano cristallizzati e certe cose erano ancora da farsi.

Synove Rayner, con tutta la sua bellezza e il suo comportamento freddo, aveva bisogno di un uomo come la maggior parte della gente ha bisogno dello stipendio. Viveva su un conto emotivo scoperto. Ma durante la cena ostentò un cinismo cupo, dovuto probabilmente al conflitto tra delusione e attesa. Non mi aveva ancora perdonato il mio comportamento cavalleresco del precedente incontro. Alla superficie si poteva scorgere una impellicciatura puritana, ma al di sotto covava il fuoco. Dopo cena la portai nel mio appartamento, e al posto del surrogato di caffè bevemmo brandy. Lei andò alquanto su di giri, ma era proprio come io la volevo... "su" e irresponsabile. Era quasi mezzanotte. Parlammo di una infinità di cose. Chiacchiere e pettegolezzi comuni a tutti quelli che si stanno ubriacando, e praticammo un certo numero di corpo a corpo amorosi che aumentavano l'intensità emotiva senza mai raggiungere la consumazione, anche se l'invito e la opportunità erano sempre presenti.

«Syn, cara» dissi alla fine «sei la più bella ragazza che abbia mai visto in vita mia. Ti adoro.» (Si dicono sempre questo genere di cose, logico, fanno parte del protocollo. Ma io con tutta probabilità, in un certo qual modo, le intendevo veramente).

Sorrise e si mise in posa.

«Sei molto fotogenica» soggiunsi. «Vuoi fare qualche fotografia?»

Mi guardò con aria interrogativa.

«Per pura coincidenza mi capita di avere la trentacinque millimetri con flash incorporato. Si possono fare ingrandimenti perfetti.»

«Che genere di fotografie?» domandò con voce roca.

«Tue... per gli archivi Harland.»

«Archivi? Sei uno spaccone, Mark.»

«Ecco, non l'ho ancora, un archivio, ma voglio cominciare con le tue fotografie.»

«Fammi prima vedere la macchina.»

Mi alzai, e presi da un cassetto la macchina fotografica di tipo convenzionale. L'altra, quella grande quanto un pacchetto di sigarette e in grado di scattare centoventi fotografie attraverso un obiettivo sensibilissimo, era riservata al lavoro professionale e la tenevo nascosta con cura. Lei par-ve quasi non vedere l'apparecchio che stringevo in mano. La sua mente stava già pregustando un'eccitante orgia di esibizionismo.

«Immagino che tu voglia fare fotografie del genere pin-up» disse.

«È un'ottima idea.»

«Sono troppo stanca per spogliarmi. Dovrai togliermi tu i vestiti.»

Feci come aveva suggerito. Lei parve apprezzare il procedimento, quasi quanto me. Ma da un momento all'altro avrei dovuto essere insolente, anche se il mio intimo Hyde stava già dicendo al mio Jekyll quanto fosse cretino. Quando non ebbe più niente addosso, rimase immobile sul letto, e mi guardò con occhi sognanti armeggiare per qualche istante attorno alla macchina fotografica.



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