Verso la foce by Celati Gianni

Verso la foce by Celati Gianni

autore:Celati, Gianni [Celati, Gianni]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


23 maggio 1983

Al mattino presto in queste pianure la luce è tutta assorbita dai colori del suolo. C’è un vapore azzurrino che fa svanire le distanze, e. oltre un certo raggio si capisce soltanto che le cose sono là, disperse nello spazio. E col sole alto e la luce netta che cominciano a vedersi grandi separazioni. I tagli di luce e ombra fanno apparire forme desolate su tutti i muri, pezzi d’asfalto, siepi o cartelli ai margini d’un movimento generale di traffici e vendite. Le cose che non indicano vendite o direzioni di marcia sono tutte in abbandono. Dove c’è traffico le ombre hanno sempre l’aria di aspetti inutili, troppo immobili per questo mondo. E se passa un camion sollevando un pezzo di giornale sull’asfalto, subito ci si accorge che da queste parti ogni esitazione o indugio è fuori posto.

A Ferrara abbiamo dormito in un albergo nella piazza dietro il castello. Andato a rivedere il trittico di Cosmé Tura nel museo del Duomo: nella parte destra alle spalle della Vergine, ci sono quei vapori di distanza che mi fanno pensare alla pittura cinese. Avevo nostalgia di questo modo di trattare la lontananza, di guardare lo spazio che si spalanca sul fondo dove tutto svanisce: non sguardo all’infinito, ma sguardo su ciò che svanisce.

Poi spedita cartolina all’eroe della penitenza.

Ore 12. Attraverso una zona di capannoni industriali, cerchiamo una strada verso il Po. Là c’è Pontelagoscuro, le file di cisterne, ciminiere, torri di raffinerie con getti di fuoco e vapore. Scrivendo mentre Luciano guida, riesco a tenere a bada un panico che a tratti è con me.

Sulla salita che porta al ponte di ferro di Pontelagoscuro, a lato dello stradone pieno di traffico, dei binari corrono lungo un muro di mattoni anneriti che cinge la cittadella industriale della Montedison. Oltre il muro spuntano le cupole delle cisterne, torri di valvole e serpentine, fasci di tubi con bruciatori a pinnacolo, e ponteggi sospesi tra le torri.

Poco fa Luciano stava scattando una foto su quei binari, vicino al muro, e ha dovuto saltar via in fretta per scansare un vagone-cisterna della SOLVAY & NACCO che arrivava a tutta velocità. Appena sull’asfalto un camion l’ha claxonato cosi violentemente che ho fatto anch’io un bel sobbalzo.

Girato l’angolo per fermarci, scendiamo di macchina davanti ai cancelli della cittadella industriale e sentiamo qualcuno urlare dall’alto d’una torre per mandarci via. C’era un uomo lassù che ci osservava, aveva una maglietta a righe e un’unica bretella per traverso sul petto. Davanti a noi un hangar enorme e vuoto era illuminato da tre batterie di fari accesi in pieno giorno. Sul fondo una ciminiera ha emesso un getto di fumo, che ora copre una parte del cielo, giallo e trasparente.

Finalmente riusciamo a far sosta davanti ad un ingresso secondario di questa cittadella, su uno stradone dove passano solo camion. C’è il panico che viene quando ci si sente inadeguati, con la testa piena di opinioni che non servono a niente. Qui la vegetazione spontanea copre gran parte del muro annerito,



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