Visita di scortesia by Gérard De Villiers

Visita di scortesia by Gérard De Villiers

autore:Gérard De Villiers [Villiers, Gérard De]
La lingua: ita
Format: epub
Google: aUTjOAAACAAJ
editore: Arnoldo Mondadori
pubblicato: 1986-04-15T08:43:16+00:00


Benché gli battessero i denti. Si installò al volante della grossa “Eldorado”

color noce e uscì dall’ambasciata. Fermamente deciso ad andare fino in fondo.

Il piccolo grattacielo che ospitava la Honeywell, accanto allo Sheraton sembrava avesse dieci secoli, tanto era decrepito.

Eppure era là che il potente Abdul Zaki aveva i suoi uffici. Malko gli passò davanti lentamente, ispezionando le macchine parcheggiate. Vide quella di Zaki solo nel tornare indietro: una Mercedes 300 SL decappottabile blu con un motore da 600. Una bomba.

Dunque, Abdul era là.

Mentre stava per accelerare scorse qualcosa sullo schienale del sedile anteriore. Si avvicinò ancora e vide un falco con la testa incappucciata!

Abdul Zaki stava per dedicarsi al suo sport preferito: la caccia nel deserto… Solo girando intorno alla rotonda di Jahra Gate Malko fece l’ac-costamento: Amina aveva parlato di un campo di palestinesi nel deserto.

Preso dal traffico, dovette compiere un giro completo prima di poter tornare sui suoi passi. Giusto in tempo per incrociare Abdul Zaki, da solo, al volante della Mercedes. Fortunatamente, il kuwaitiano non lo vide.

Malko virò brutalmente nel viale dello Sheraton. Sorpreso, perché invece di puntare verso sud, Zaki aveva infilato Jahra Street e raggiunto la terza circonvallazione. Come se andasse a casa.

Contrariato, Malko fu sul punto di rinunciare a seguirlo. Con il kuwaitiano sul posto, non poteva certamente parlare a Winnie.

Ma Abdul Zaki proseguì, passò davanti al suo palazzo e imboccò l’Avenue Istigai. Per rallentare dopo cinquecento metri e fermarsi d’avanti all’edificio verdastro dell’ambasciata libica. Quasi di fronte alla casa di Green.

Il colmo.

Malko superò l’ambasciata e si fermò. Abdul Zaki passò davanti alle 86

foto del colonnello Gheddafi inchiodate su un pannello di legno vicino alla porta, salutato rispettosamente dalla sentinella, e scomparve.

Malko batté immediatamente sul telefono della Cadillac il numero della linea diretta di Green. Gli rispose Eleonor Ricord. Richard Green era in riunione con l’ambasciatore. Probabilmente per discutere di che colore sarebbe stata la bara di Henry Kissinger.

— Sto seguendo Zaki — spiegò Malko. — E’ dai libici, e sembra stia per andare a caccia col falco.

— Davvero? — esclamò la negra.

Malko sentì una leggera eccitazione nella sua voce. Erano riconci-liati.

— Eccolo! — esclamò.

Abdul Zaki era uscito dall’ambasciata libica con in mano un lungo pacco che ripose nel portabagagli della Mercedes. Risalì subito al volante, mise in moto, e passò davanti a Malko, che si appiattì sul sedile. SAS attese che fossero passate parecchie macchine e infine si mosse a sua volta. Il traffico era piuttosto intenso e il kuwaitiano non poteva accorgersi di nulla.

Filarono lungo le varie circonvallazioni verso il sud, attraversando gli interminabili sobborghi di Qadisiya e di Hawaii e raggiunsero finalmente l’autostrada a sei corsie che portava nell’Arabia Saudita.

In dieci minuti, Kuwait-City scomparve dietro di loro in una foschia bluastra. A sinistra, c’era il mare, a destra il deserto ocra e piatto. L’Arizo-na, ma più stracciona.

Non una sola casa elegante. Capanne, carcasse di vetture, alcuni rari cammelli. Sulla sinistra, “palazzi” protetti da folte siepi. Supremo lusso.

Ma il traffico si andava sempre più diradando. Malko rallentò, lasciando più di mezzo miglio fra lui e la Mercedes.



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