Vivere e pensare come porci by Gilles Châtelet

Vivere e pensare come porci by Gilles Châtelet

autore:Gilles Châtelet [Châtelet, Gilles]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Meltemi
pubblicato: 2021-06-01T09:53:44+00:00


Capitolo sesto

La democrazia-mercato sarà fluida oppure non sarà: nomadi fluidi e residuati vischiosi

Giovani nomadi, noi vi amiamo! Siate ancora più moderni, più mobili, più fluidi, se non volete finire come i vostri avi nei campi di fango di Verdun68. Il Grande Mercato è il vostro banco di prova! Siate leggeri, anonimi e precari come gocce d’acqua o bolle di sapone: è l’uguaglianza vera, quella del Gran Casinò della vita! Se non siete fluidi, molto presto diventerete dei residuati. Non sarete ammessi al Gran Party mondiale del Grande Mercato… siate assolutamente moderni – come Rimbaud –, siate nomadi e fluidi oppure crepate come residuati vischiosi!

Decisamente, l’ordine cyber-mercantile sa bene come fare! Il “giovane pieno di energia” è dunque considerato l’incarnazione della modernità e dà l’esempio ai “residuati” e ai “conservatori rigidi” che mostrano poco interesse per la fluidità, curiosamente decretata sempre dall’alto dalle pantofole volanti, sempre in fugace transito da una poltrona direttoriale all’altra.

La fluidità: tocchiamo qui con mano l’essenza della stabilità delle democrazie-mercato. Questa fluidità può essere messa in opera solo da una chimica sociale capace di esercitare una pressione permanente, presente ovunque e in nessun luogo, una specie di gendarme ben deciso a seguire ogni particella Robinson come un’ombra.

Questo gendarme pacifico, silenzioso, permanente e soprattutto gratuito si offriva a portata di mano: era la fame! Bastava pensarci, e numerosi conservatori, come Bentham ai tempi della rivoluzione industriale69, si stupirono che la natura tornasse a scorrazzare nel sociale e s’incaricasse essa stessa di produrre ciò che all’epoca esigeva il mercato del lavoro: una grande massa sottomessa ed abbrutita dalla fame! Possiamo qui apprezzare il vantaggio e la “modernità” del sistema di Bentham: rimpiazzare una costosa coercizione politica, in ogni caso necessariamente incompleta e discontinua, con una sanzione naturale permanente.

L’“economico”, sotto forma della necessità più elementare e più brutale, si offriva come stampella della stabilità politica, stampella vantaggiosamente sostituita alla violenza del Principe, che suscita timore con le sue decine di migliaia di spade ma finisce presto o tardi per eccitare l’odio: “Ma insomma che cosa passa per questa testa che ci invia degli ordini… un giorno si finirà per tagliarla!” Questi sono i limiti del Sovrano classico condannato a minacciare e a gesticolare, limiti di un potere che, naturalmente, non è né autoregolato né gratuito…

L’emergenza folgorante nel XVII secolo di ciò che potremmo a buon diritto chiamare una democrazia idraulica – quella dello Stato olandese –, in opposizione ai celebri dispotismi idraulici di Karl Wittfogel70, segna l’ingresso senza ostacoli nella modernità, e sostituisce il potere oppressivo della fluidità al furore solare del sovrano centrale: era nato il Principio di fluidità generalizzata. Al Principe che colpisce, e che dunque dipende da una meccanica sociale d’impatto che opera dall’esterno, il principio di fluidità generalizzata oppone allora una chimica sociale che opera dall’interno con le sue soluzioni, le sue catalisi e le sue fermentazioni capaci di inghiottire senza pietà le barriere che pretendevano di distinguere le sfere del politico, del sociale e dell’economico71.

Il Principio di fluidità va ad insinuarsi ovunque, dotato, sembra, di una facoltà di proliferazione e di mutazione temibile quanto quella di un virus.



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