Williamson Jack - 1936 - Quelli della Cometa by Williamson Jack

Williamson Jack - 1936 - Quelli della Cometa by Williamson Jack

autore:Williamson Jack [Williamson Jack]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Quelli Della Cometa
pubblicato: 2011-07-26T22:00:00+00:00


Capitolo decimo:

L'essere della cometa

Bob Star si alzò dolorante nella stretta cabina. Aveva braccia e gambe intorpidite che formicolavano sgradevolmente. Un sordo, persistente ronzìo morì poco a poco nelle sue orecchie e fece posto allo spaventoso silenzio della nave. Le urla di Mark Lardo erano cessate, e con un acuto senso di disfatta Bob si rese conto che il ronzìo dei geodyne non si udiva più.

Jay Kalam gemeva sul pavimento e il giovane gli si avvicinò per vedere come stava. Il corpo del comandante era stranamente rilassato, la pelle arrossata e coperta di sudore. Il battito del cuore e il respiro erano lenti e irregolari.

Bob Star guardò gli strumenti: gli indicatori geodetici mostravano che la deflessione assiale era zero, il potenziale di campo zero. L'astronave veniva allontanata dalla cometa, senza poter lottare contro il campo repulsivo.

«Il nostro visitatore?» chiese Jay Kalam debolmente, dal punto in cui si trovava. «Sparito?»

«Penso di sì.» Bob Star lo aiutò faticosamente ad alzarsi.

«Che cos'era?»

«Non lo so.» Cercò di ricacciare la paura che gli seccava la gola. «Non ho visto niente, a parte quella nebbia verde.»

«Mi domando se era veramente nebbia.» Jay Kalam non si reggeva ancora bene, ma sulla faccia affilata era tornata l'espressione di gravità. «Forse è stato solo l'effetto di una radiazione che cortocircuita le fibre nervose. I nostri ingegneri hanno fatto esperimenti con radiazioni che danno effetti simili.» Diede un'occhiata al cronometro. «Per quanto siamo rimasti svenuti?»

«Forse dieci minuti» rispose Bob Star.

Jay Kalam lo mandò a vedere come stessero gli altri. Dalla torretta veniva un brontolìo inconfondibile, e infatti Hal Samdu si era rimesso in piedi dietro il cannone ad ago e stava flettendo le braccia muscolose.

«Salve, Bob. Ma che è successo?»

«Non lo so ancora. Dimmi, Hal, hai visto o "sentito" qualcosa?»

Il colosso scuoté la testa.

«Niente, a parte una specie di annebbiamento generale, come un'ombra mostruosa. Poi mi è passata davanti agli occhi una specie di foschia verde e non ho visto un accidente; il corpo mi si è intorpidito e non sono riuscito a muovermi. È tutto quello che so.»

Bob Star si diresse alla sala motori, ma un lamento strozzato lo dirottò verso la prigione. Guardò dietro le sbarre, vide Mark Lardo e l'orrore gli tolse le forze.

Tremando da capo a piedi, il legionario si aggrappò alle sbarre e continuò a fissare la cosa nella cella: Mark Lardo era stato un uomo imponente, un bruto muscoloso e irsuto: ma la creatura che lui aveva davanti era poco più grande di un bambino, con la pelle mostruosamente cianca e raggrinzita. Giaceva inerte sul pavimento e piagnucolava.

«Lardo.» La voce di Bob Star era impastata dall'orrore. «Mark Lardo, mi senti?»

La cosa si mosse un poco. La testa incartapecorita cadde all'indietro e Bob si staccò dalle sbarre, indietreggiando. Aveva visto gli occhi. Erano sprofondati nel fragile teschio e coperti di una strana pellicola. L'uomo doveva essere cieco. Ombre gialle, fumose, sembravano agitarsi in fondo a quei due pozzi che non avevano più niente d'umano.

Nauseato e sconvolto, Bob Star si allontanò barcollando.

Anche se pazzo, il Mark Lardo



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