Yoga by Aneshvarii

Yoga by Aneshvarii

autore:Aneshvarii [Aneshvarii]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


13.

Cipriano Algor sognò di stare dentro al suo nuovo forno. Si sentiva felice perché era riuscito a convincere la figlia e il genero che il repentino aumento dell’attività della fornace richiedeva cambiamenti radicali nei procedimenti di lavorazione e un pronto aggiornamento dei mezzi e delle strutture di fabbricazione, a cominciare dalla sostituzione urgente del vecchio forno, rimasuglio arcaico di una vita artigianale che neppure come rovina da museo all’aria aperta meriterebbe di essere conservato. Basta con le nostalgie che pregiudicano e ritardano soltanto, aveva detto Cipriano Algor con inusitata veemenza, il progresso avanza inarrestabile, bisogna che ci decidiamo ad accompagnarlo, peggio per chi, per paura di possibili inquietudini future, se ne rimane seduto sul ciglio della strada a piangere un passato che non era neppure stato migliore del presente. Tant’era stata incisiva, perfetta e compiuta che la frase aveva sbaragliato i giovani riluttanti. In ogni caso, bisogna riconoscere che le differenze tecnologiche tra il forno nuovo e il forno vecchio non erano state niente dell’altro mondo, quello che nel primo c’era di antiquato, di moderno c’era adesso nel secondo, l’unica modifica che realmente balzava agli occhi consisteva nella sua dimensione, nella sua capacità due volte maggiore, anche se per la verità, benché non si notasse tanto, erano diversi, e anche un po’ anormali, i rapporti di proporzione che l’altezza, la lunghezza e la larghezza del rispettivo vano interno stabilivano fra loro. Giacché si tratta di un sogno, non c’è da stupirsi per quest’ultimo punto. Stupefacente, invece, per quante libertà ed esagerazioni la logica onirica possa autorizzare al sognatore, è la presenza di una panchina di pietra all’interno del forno, esattamente uguale a quella delle meditazioni, e di cui Cipriano Algor può vedere solo la parte posteriore dello schienale, in quanto, insolitamente, questa panchina è rivolta verso la parete di fondo, da cui dista non più di cinque palmi. Dovevano avercela portata i muratori per riposare all’ora del pranzo, poi si erano dimenticati di portarla via, pensò Cipriano Algor, ma sapeva che non poteva essere vero, ai muratori, e questo dato è rigorosamente storico, è sempre piaciuto mangiare all’aria aperta, anche quando hanno dovuto lavorare nel deserto, per un mucchio di ragioni in più in un luogo tanto piacevolmente campestre come questo, con le tavole per l’essiccatura sotto il gelso nero e l’arietta di mezzogiorno che spira. Da qualsiasi parte tu venga, andrai a fare compagnia a quella che sta fuori, disse Cipriano Algor, il problema sarà farti uscire da qui, per portarti in braccio pesi troppo, e a trascinarti mi rovineresti il pavimento, non capisco come gli sia venuto di infilarti in un forno e piazzarti in questa maniera, se qualcuno ci si siede si ritroverà con il naso appiccicato alla parete. Per dimostrare a se stesso di avere ragione, Cipriano Algor scivolò lievemente fra una delle estremità della panchina e la parete laterale corrispondente e si sedette. Dovette ammettere che il suo naso, in definitiva, non correva il minimo rischio di scorticarsi sui mattoni refrattari, e che pure le ginocchia, benché più avanzate sul piano orizzontale, erano in salvo da fastidiose sbucciature.



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