N.P. by Banana Yoshimoto

N.P. by Banana Yoshimoto

autore:Banana Yoshimoto [Yoshimoto, Banana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Contemporary, Japanese Fiction
ISBN: 9780802115454
Amazon: 0571173705
Goodreads: 50158
editore: Grove Pr
pubblicato: 1989-12-31T23:00:00+00:00


in appendice in una sezione del genere ‘appunti inediti dell’autore’, mi sembra assurdo. Sono troppo cattiva?”

“No, credo che sia naturale.” Lo pensavo davvero.

“Ma insomma, si pu• sapere tu da che parte stai?” disse Sui stupita.

“Dalla parte di nessuno.”

“Era la risposta che mi aspettavo.”

“Allora che me l’hai chiesto a fare?”

“Sei una strana ragazza.”

Essere chiamata da lei ‘una strana ragazza’ mi sembr•

una sorta di eccezionale onore. Ne fui cos lusingata da non poter trattenere un sorriso.

“A proposito, ti posso chiedere una cosa? E stato tuo padre in persona a dartelo?”

“Certo. L’ha scritto nella mia stanza, lo ha posato ed Š

morto. ”

“Davvero? Mi sembra di vedere la scena.”

“Che fosse scritto a mano mi dava fastidio. Ero ancora una ragazzina, non capivo niente. Non pensavo nemmeno che l’avrei conservato fino a quest’et

.

“ Hmm… ”

Che strana storia, pensai. Pi— che a un altro paese, a un altro mondo, sembrava appartenere a un’altra dimensione.

“A proposito,” disse Sui. “C’Š una cosa che volevo darti da tanto tempo. Finalmente mi sono decisa. Adesso te la do.”

“Che roba Š? Non sar

che adesso tiri fuori il racconto n. 100, il n. 101 e via di seguito?” dissi ridendo.

“Ha aspettato tanto tempo anche questo. Tu al funerale di Sh˘ji non sei venuta, no?” Detto questo, Sui and• nella stanza accanto, apr Poshiire e torn• con una scatoletta di legno.

Non so perch‚ ma chiesi:

“Cos’Š? Un oggetto d’avorio?”

“Ci sei andata vicino,” disse lei. “Prova ad aprire.”

Era leggero. Aprii delicatamente la scatola. Conteneva, adagiato su un fondo di ovatta, un frammento cos bianco da far rabbrividire, ma che aveva dentro anche una sfumatura giallastra. Era un colore denso di storia, simile a quello dell’edificio dove mi trovavo. Un colore molto familiare.

Provai una specie di vertigine.

“Ma… Š un osso?” dissi. “Non posso crederci.”

“ Proprio cos. E di Sh˘ji. ”

Sui sorrideva come se fosse un po’ imbarazzata. E’ qualcosa di imbarazzante? mi chiesi. Ma c’era in lei anche una certa fierezza.

“Quando Š uscito dal forno crematorio, ho fatto finta di raccoglierlo e poi, senza farmi vedere, l’ho rubato. Uscito caldo caldo dal forno. Non ti dico com’ero tesa,” disse Sui con le guance accese, sorridendo con dolcezza.

Io non mi ero ancora riavuta dallo shock, ma pi— che altro per riprendermi, tentai di dire:

“Dunque Š cos che si diventa?”

“Ah, mi sento pi— sollevata,” disse Sui Io mi sentivo tutt’altro che sollevata, ma ero commossa.

Non capivo io stessa se da quella sua affettuosit

ai limiti del comprensibile, o dall’osso di Sh•ji in s‚.

“Grazie,” dissi.

Avevo ancora sul palmo della mano la scatoletta di legno grezzo, ne sentivo il peso. Anche se cercavo di far finta di niente, i miei nervi erano tutti tesi, e le dita sembravano pa-ralizzate.

“Cos’Š questo lavoro part-time che fai?”

“In un locale.”

“Canti al karaoke e cose del genere?”

“Anche.”

“E com’Š allora che hai la casa cos vuota?”

“E’ pi— rilassante cos,” sorrise Sui.

Fuori era scesa la notte e dai vetri le luci della strada fil-travano in quella casa infinitamente simile a una bara.

“Non te ne andrai tanto presto, vero? Quando sono con te sto cos bene,” disse Sui.

Sentivo un peso che mi premeva sul cuore.



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