Affrettati piano by Corrado Pensa & Neva Papachristou

Affrettati piano by Corrado Pensa & Neva Papachristou

autore:Corrado Pensa & Neva Papachristou [Pensa, Corrado & Papachristou, Neva]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Astrolabio
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


ASSAPORARE L’ARIA E LO SPAZIO DEL LASCIARE ANDARE

In virtù, dunque, di questa nuova sensibilità e percezione (saṁvega), sarà possibile convogliare verso un orizzonte positivo tutto ciò che impariamo dal lavoro di consapevolezza, comprensione e lasciare andare rivolto agli inquinanti. Ad esempio, impariamo che in presenza della tale avversione, che periodicamente si fa sentire in noi, l’idea più fruttuosa è quella, anzitutto, di rispondervi con un moto di pazienza nei nostri confronti e, insieme, nei confronti della persona, o della situazione, che ci suscita avversione. Investigando l’avversione possiamo chiaramente vedere la forza divisiva, e potenzialmente distruttiva che vi è contenuta. Se si tratta di un’avversione di piccolo calibro, è probabile che la vedremo dissolversi. Se è invece un’irritazione maggiore per un torto o per un’ingiustizia subita, allora vedremo di procedere con calma e con fermezza: diremo quello che ci sembra giusto dire alla persona dalla quale abbiamo subito ingiustizia, avendo cura di lasciare andare il desiderio di ferire, o il disappunto per non avere detto tutto ciò che avremmo voluto. Assaporiamo, piuttosto, l’aria e lo spazio del lasciare andare.

Per quanto riguarda ciò che è necessario lasciare andare, la definizione più generale è: tutto ciò che non è salutare. In vari punti delle scritture il Buddha elenca e descrive con precisione varie forme di attaccamento.

Al primo posto troviamo l’attaccamento alla sfera dei sensi, a cui segue l’attaccamento alle opinioni o punti di vista. Infatti la nostra forte abitudine di giudicare noi stessi e gli altri e di essere attaccati alle varie opinioni che abbiamo è qualcosa che, se non è illuminato dalla luce della consapevolezza-comprensione, può facilmente passare inosservato, mentre di fatto governa le nostre vite. Ora, avere opinioni non è un problema, anzi sarebbe strano non averle, ma quello che invece è un problema è l’attaccamento a esse. Ci attacchiamo perché vediamo le opinioni come una parte significativa della nostra identità. Anche in questo caso l’esperienza è l’unica maestra convincente: proviamo allora ad avere una conversazione senza trasformarla in discussione, ovvero esponiamo le nostre opinioni ricordandoci che sono solo opinioni e non un pezzo di noi. Se ci viene contrapposta un’opinione contraria, ne prenderemo atto e osserveremo che noi non siamo d’accordo. Tutto ciò è semplice e privo di sofferenza non necessaria, che invece emergerebbe immediatamente se ci ostinassimo a giudicare l’altro in modo negativo perché ha un’opinione diversa dalla nostra.

Nel numero 18 dei Discorsi Mediani il Buddha osserva quanto segue:

Dalla percezione nasce il pensare. E dal pensare si origina la proliferazione mentale (papañca).

Allorché però arriviamo al punto che nella proliferazione mentale ed emotiva non troviamo più nulla di cui rallegrarci, questa è la fine della tendenza latente all’attaccamento, all’avversione, alle opinioni, al dubbio, alla presunzione, all’ignoranza e dunque questa è la fine del ricorso alle armi, la fine delle liti, delle dispute, della malizia, della parola falsa. È la fine irreversibile di tutti gli stati mentali negativi.2



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