America by Franz Kafka

America by Franz Kafka

autore:Franz Kafka
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


UN ASILO

La strada in cui l'automobile si arrestò doveva essere fuori mano, perché tutto intorno era tranquillo e sul bordo del marciapiede erano seduti dei bambini a giocare. Un uomo con un mucchio di vestiti vecchi sulle spalle gridava qualcosa verso le finestre delle case. Quando Karl uscì dall'automobile sull'asfalto caldo e lucente del sole del mattino si sentì quasi male per la stanchezza.

«Abiti davvero qui?» gridò dentro l'automobile.

Robinson, che aveva dormito pacificamente per tutto il viaggio, borbottò una vaga risposta affermativa con l'aria di aspettare che Karl lo tirasse fuori.

«Allora qui non ho altro da fare. Addio», disse Karl, preparandosi a imboccare la strada in lieve discesa.

«Ma Karl, che cosa ti viene in mente?», gridò Robinson, e per la preoccupazione riuscì quasi a raddrizzarsi nell'automobile, sia pur con le ginocchia ancora vacillanti.

«Devo pur andarmene», disse Karl, che aveva osservato la rapida guarigione di Robinson.

«In maniche di camicia?» chiese questi.

«Riuscirò pure a guadagnarmi una giacca», rispose Karl, salutò fiducioso Robinson alzando la mano e se ne sarebbe andato davvero se l'autista non avesse gridato: «Ancora un attimo di pazienza, caro signore!».

Malauguratamente risultò che l'autista esigeva un supplemento per il tempo che aveva perso aspettando davanti all'albergo.

«Ma sì», gridò Robinson dall'automobile, per confermare la giustezza della richiesta, «anch'io ho dovuto aspettarti tanto tempo. Devi dargli ancora qualcosa».

«Ma sicuro», disse l'autista.

«Sì, se avessi ancora qualcosa», disse Karl, frugandosi nelle tasche dei pantaloni, sebbene sapesse che era inutile.

«Posso contare soltanto su di lei», disse l'autista mettendosi a gambe larghe, «da quell'uomo malato non posso certo pretendere niente».

Dal portone si avvicinò un ragazzotto col naso smangiato e si mise ad ascoltare a qualche passo di distanza. In quel momento un poliziotto che faceva la ronda si fermò e protese il capo per fissare l'uomo in maniche di camicia.

Anche Robinson aveva notato il poliziotto, e commise la sciocchezza di gridargli dall'altro finestrino: «Non è niente, non è niente!», quasi si potesse scacciare un poliziotto come una mosca. I bambini, che avevano osservato il poliziotto, vedendo che si era fermato notarono anche Karl e l'autista e si avvicinarono di corsa. Sul portone di fronte una vecchia fissava immobile la scena.

«Rossmann!» gridò una voce dall'alto. Era Delamarche, che chiamava da un balcone dell'ultimo piano. Si distingueva appena contro l'azzurro biancastro del cielo, indossava qualcosa di simile ad una vestaglia e scrutava la strada con un binocolo da teatro. Accanto a lui c'era un ombrellone rosso, sotto il quale sembrava sedere una donna. «Ehi!» gridò alzando la voce il più possibile per farsi capire, «c'è anche Robinson?».

«Sì», rispose Karl, confermato subito da un secondo «sì» di Robinson, molto più forte, dalla vettura.

«Eccomi!» si sentì gridare di rimando. «Vengo subito!».

Robinson si sporse fuori dalla vettura. «Quello è un uomo», disse, e questa lode a Delamarche era diretta anche a Karl, all'autista, al poliziotto e a chiunque volesse sentirla. E sul balcone che tutti distrattamente continuavano a guardare, sebbene Delamarche fosse già sparito, una donna robusta con un abito rosso sciolto in vita si alzò in piedi sotto l'ombrellone, prese



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