(antologia) by Urania 1544

(antologia) by Urania 1544

autore:Urania 1544 [1544, Urania]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: genere
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


3.

Blatte negli occhi.

La forzata immobilità non fece che aumentare il suo senso d'impotenza. Ma almeno il buon Dio gli aveva risparmiato i crampi. L'aria che inspirava continuava a raspargli la gola e le mucose del naso, niente però a confronto delle prime boccate, quando aveva temuto di rimetterci i polmoni.

Riusciva persino, inghiottendo saliva, a tenere a bada la tosse. Quanto alla nausea, andava e veniva, come risacca di un mare nero e limaccioso. Con il passare dei minuti il suo stato generale era nel complesso migliorato, segno che il suo organismo si andava acclimatando rapidamente.

A non più di venti metri dal pilastro dietro il quale Siljak si era nascosto, il tizio in tuta bianca aveva steso strati e strati di colore accompagnando le passate con ampi gesti di entrambe le braccia. Poi aveva fatto un passo indietro. La vernice cominciò quasi subito a muoversi da sola. Sulla parete, dal niente era fiorito un graffito di straordinaria suggestione: il busto di un uomo che si puntava una pistola alla tempia. La canna dell'arma, però, anziché arrestarsi contro la testa proseguiva per tutta la sua lunghezza all'interno del cranio fino a sbucare, con la parte terminale del silenziatore, sul lato opposto, poco sopra l'orecchio. Esattamente al centro della fronte, resa in trasparenza, la pistola lasciava cadere dalla canna un proiettile oblungo e bianchiccio come una larva d'insetto… Appena sotto, sulla t-shirt dell'uomo, c'erano scritte quattro parole: LA MIA BLATTA MORDE.

Il tizio raccolse lo zainetto, inclinò il capo e indietreggiò ancora di qualche metro per ammirare la sua opera. Dopo qualche secondo, silenzioso come quando era entrato, inforcò la porticina metallica in fondo sii capannone e si dileguò. In tutto, dalla sua comparsa al completamento del graffito, erano passati meno di venti minuti, nella maggior parte dei quali il writer si era limitato a tenersi la punta delle dita sulle tempie, senza toccare una sola bomboletta.

Con due sonori schiocchi delle articolazioni Siljak si tirò in piedi e camminò fino al disegno. Anche nella poca luce del locale, la vernice fresca aveva la lucentezza dello smalto, i grigi e i bianchi l'iridescenza della madreperla. I contorni si muovevano ancora, come un essere vivente circoscritto a due sole dimensioni. Un rampicante dello spessore di pochi micron.

A ridosso della parete l'aria sembrava più frizzante e lui respirò subito meglio. Odorava di vernice, ma anche di resina e di alta montagna. Per terra erano rimaste due bombolette vuote. Raccolse la più piccola e ne annusò il beccuccio. Gli pizzicò subito il naso, una sensazione nient'affatto sgradevole. Chissà perché gli venne una gran voglia di assaggiarne il contenuto. Orientò il beccuccio e si sparò uno spruzzo direttamente in bocca. Ciò che gli arrivò sulla lingua era gelato e sapeva di disinfettante.

Ogni sensazione di malessere svanì di colpo.

Incrociò lo sguardo dell'uomo con la pistola alla tempia e si soffermò sulla pallottola-larva: qualunque fosse il messaggio che voleva comunicare non pareva affatto rassicurante.

Malgrado ciò, provò con un secondo spruzzo. Il beccuccio sparò a salve. Siljak raccattò la seconda bomboletta, la agitò, la annusò e provò a sprizzarsela in gola.



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