Autobiografia by Paul Valéry

Autobiografia by Paul Valéry

autore:Paul Valéry [Valéry, Paul]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica
editore: Elliot
pubblicato: 2015-07-12T16:00:00+00:00


Autobiografia

Sono nato a Cette1, il 30 ottobre 1871.

Mio padre, originario di Bastia, era funzionario della Dogana.

Non ho nessun ricordo della mia prima infanzia. Ma in quei momenti iniziali, dopo i quali gli uomini non vedono più niente se non facendo uno sforzo, il cibo dei miei occhi era lo spettacolo di un porto, le cose del mare e le navi sotto alle finestre.

Bambino, ho vissuto con l’immaginazione. Orrore dei giochi violenti. Ho cominciato a leggere abbastanza giovane.

Molto impressionabile. Ho sofferto molto per questa sensibilità.

Terrori infantili.

Sono entrato nel collegio cittadino (dopo diverse piccole scuole) nell’ottobre 1878.

Quel collegio era in un luogo straordinario. Alle pendici della “Montagna” Saint-Clair (180 metri di altezza) sulla quale era stata costruita la città, dominava il porto. I cortili per la ricreazione erano disposti in terrazze, da dove si vedevano il mare, l’arrivo e la partenza delle navi.

Ho sofferto quando nel 1884 ho lasciato tutto questo e siamo andati ad abitare a Montpellier. I cortili del Liceo erano dei buchi.

Ero un allievo che se la cavava sempre bene.

Primeggiavo senza problemi tra quattro compagni.

A dodici anni mi venne il desiderio appassionato di essere marinaio.

Le visite alle navi militari mi facevano impazzire.

Ho sofferto per quest’amore estremo come si soffre per amore. Ma mio padre non vedeva di buon occhio questa vocazione immaginaria e d’altra parte non capivo niente di matematica.

Nell’84, Montpellier.

Il liceo provocò su di me il più triste degli effetti. Mi sentivo perso nei corridoi della terza.

Nessun rapporto personale con i professori. Faccio sforzi che producono deboli risultati. La noia prende il sopravvento. Divento un allievo piuttosto mediocre e lo rimango fino alla fine dei miei studi.

L’insegnamento mi appariva nel suo aspetto più piatto e ripugnante, insomma come costrizione, coercizione. L’idea semplice e sciocca degli esami dominava tutto. Gli esami spauracchio ed espediente.

Poco a poco mi costruii una “vita interiore” a modo mio. Lessi molto Hugo, Gautier. Si comincia con il pittoresco e il romantico.

In seconda, il mio gusto prende forma. Mi dedico all’Architettura, a tal punto da mettermi a leggere Viollet-le-Duc. Concepisco il progetto di fare un riassunto del grande dizionario, che inizio, facendo una copia delle illustrazioni, e abbandono prima di aver finito la lettera A.

L’anno successivo, nel 1887, muore mio padre. Viene sepolto a Cette, nel cimitero che ho chiamato “Marin”.

Mi diplomai a dispetto dei presagi del mio professore. Nel 1888 passo anche in filosofia, e inizio giurisprudenza.

Ho cominciato giurisprudenza come tanti, non avendo nessuna idea di cosa volessi fare.

Scrivevo alcuni versi.

La vita da studente era molto dolce. Era tutta una conversazione, una passeggiata, e alcuni corsi, dopo i quali andavamo a discutere nei bei giardini di Montpellier o al caffè. Cominciavo a interessarmi a un sacco di cose disparate, finanche all’antropologia.

Ho misurato dei crani vuoti…!

Ma solo l’anno seguente cominciai a occuparmi di letteratura in modo più profondo.

Nel settembre ’89 lessi À rebours di Huysmans, che mi colpì enormemente. Era un manuale dell’Arte, della letteratura più “avanzata” di quell’epoca. Figuravano anche i nomi di Verlaine, Mallarmé, Villiers, con delle citazioni.

In poche settimane, il male della letteratura fece progressi straordinari dentro di me.



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