La morte del padre by Knausgård Karl Ove

La morte del padre by Knausgård Karl Ove

autore:Knausgård, Karl Ove [Knausgård, Karl Ove]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2014-11-17T23:00:00+00:00


Il mattino dopo fui svegliato dalle urla di Ylva che provenivano dall’ingresso vicino alle scale. Mi sollevai sul letto e tirai su le tapparelle per vedere che ora era. Le cinque e mezzo. Sospirai e tornai a sdraiarmi. La stanza dove dormivo era piena di scatoloni usati per il trasloco, vestiti e oggetti vari che non avevano ancora trovato una sistemazione. Lungo una parete c’era un asse da stiro ingombro di indumenti piegati, accanto, un paravento di foggia orientale richiuso, anch’esso leggermente discosto dal muro. All’esterno sentii le voci di Yngve e Kari Anne, poi il rumore dei loro passi sulla vecchia scala di legno. Al piano di sotto la radio che veniva accesa. Avevamo deciso di partire verso le sette per essere a Kristiansand alle undici, ma non c’era nessun motivo per cui non potessimo anticipare la partenza, pensai. Appoggiati i piedi sul pavimento, mi alzai, mi infilai i pantaloni e la maglietta, mi chinai in avanti prima di passarmi una mano tra i capelli mentre mi guardavo allo specchio appeso alla parete. Non c’era nessuna traccia dell’esplosione di emozioni che mi aveva dilaniato il giorno prima, avevo soltanto un’aria stanca. Ero punto a capo. Neppure dentro di me la giornata precedente aveva lasciato il segno. I sentimenti sono come l’acqua, assumono sempre la forma dell’ambiente che li circonda. Neanche il dolore più grande lascia tracce quando viene vissuto in modo così sconvolgente e duraturo, e non perché i sentimenti si siano irrigiditi o congelati, non possono farlo, ma perché rimangono silenziosi e immobili, come l’acqua di uno stagno.

Cazzo, pensai. Era uno dei miei tic mentali. Porca di quella troia, era un altro. Quelle imprecazioni mi affioravano nella coscienza a intervalli irregolari, era impossibile fermarle, perché mai avrei dovuto farlo adesso, tanto non facevano male a nessuno. E poi nessuno poteva vedere che le stavo covando dentro di me. Che situazione di merda, pensai aprendo la porta. Mi trovai a guardare dritto nella loro camera da letto e abbassai lo sguardo, c’erano cose che non volevo sapere, aprii il cancelletto di sicurezza che avevano messo per impedire ai bambini di cadere lungo le scale, scesi e andai in cucina. Ylva era seduta sul suo seggiolone Tripp Trapp con in mano una fetta di pane imburrata e un bicchiere di latte davanti a sé. Yngve era ai fornelli e stava friggendo le uova mentre Kari Anne faceva la spola tra il tavolo e gli armadietti indaffarata ad apparecchiare. La spia della macchina da caffè era accesa. Le ultime gocce stavano scendendo attraverso il filtro dentro il bricco di vetro quasi pieno. La ventola della cappa ronzava, le uova sfrigolavano scoppiettando nella padella, alla radio si sentiva la musichetta che anticipava le notizie sul traffico.

“Buongiorno,” dissi.

“Buongiorno,” rispose Kari Anne.

“Ciao,” disse Yngve.

“Karl Ove,” esclamò Ylva indicando la sedia di fronte a lei.

“Mi devo mettere qui?” chiesi.

Fece di sì con grandi movimenti della testa, spostai la sedia e mi accomodai. Dei genitori somigliava di più a Yngve, aveva il suo naso e i suoi occhi, e fatto abbastanza curioso aveva anche molte delle sue espressioni.



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