Benedetta Parodi by Una poltrona in cucina

Benedetta Parodi by Una poltrona in cucina

autore:Una poltrona in cucina
Format: epub


Era ossessionato dal suo lavoro e dai risultati che gli avevano promesso.

«Il problema è che non sono credibile» si lamentò una sera mentre mangiavamo hamburger nel nostro dining.

«In che senso?» domandai io stancamente.

«Ci vuole un abito elegante che mi faccia sembrare più grande» disse indicando la sua T-shirt sdrucita.

Così comprammo un abito di seconda mano grigio chiaro. Era orrendo e soprattutto gigante. Rispolverai tutti gli insegnamenti di nonna Carla e in una notte aggiustai i pantaloni stringendoli in vita e accorciando l’orlo in modo che gli andassero bene. la giacca restò enorme, ma la indossò comunque.

Le cose però non miglioravano. Per spillargli altri soldi, lo convinsero a partecipare a uno stage a pagamento di tre giorni. La sua eredità di poche migliaia di dollari si esaurì completamente.

Io ero stanca. Stanca di Rob, stanca di fare fotocopie, stanca di essere da sola. Non sapevo più cosa volevo, fino a che non ricevetti la chiamata di Cristina.

Ero in ufficio, l’unico posto dove la mia famiglia poteva raggiungermi telefonicamente.

«Benedetta è nata questa notte» mi disse con un filo di voce.

«Non sento niente… parla più forte».

«Non posso, perché se no la sveglio» sussurrò Cristina.

«Chi?» domandai io esasperata.

«Benedetta, mia figlia» esclamò Cristina alzando finalmente la voce. «L’ho chiamata come te».

Rimasi senza parole.

«Bene… torna a casa» mi disse approfittando del mio silenzio. «È troppo tempo che sei via, manchi tanto a tutti, soprattutto alla mamma e al papà».

Aveva ragione

«E poi vorrei che fossi la madrina di mia figlia» concluse sapendo che quell’ultimo colpo mi avrebbe fatto cedere.

Decisi che era ora di ripartire, non sapevo come dirlo a Rob, ma lui purtroppo facilitò il compito. Mi chiamò poco dopo mia sorella, e gli dissi di aspettarmi sotto all’ufficio perché dovevamo parlare. Invece di fare come gli avevo detto, salì alla Fox Lorber e, usando il mio nome si intrufolò nell’ufficio di Kathrine, che era l’amministratore delegato della società. Cercò di venderle le sue stupide creme. Lei lo mise alla porta dopo un minuto, ma poi mi chiese perché lo avevo fatto entrare e se la prese con me. Una situazione super imbarazzante che mi fece infuriare. Uscita dalla Fox Lorber volevo urlare e insultarlo, ma poi lo guardai e mi fece tenerezza con quell’abito gigante, quella faccia da bambino. Capii che non avevamo più nulla da spartire e cercai di spiegarglielo nella maniera meno dolorosa possibile.

In tre giorni avevo già organizzato la mia partenza.

Rob mi accompagnò all’aeroporto. Diceva che mi sarebbe venuto a trovare in Italia, ma non ci credeva nemmeno lui. Dopo che me ne andai rimase qualche tempo nella nostra casa, fino a che non finirono i soldi e mi scrisse che si era arruolato in Marina.

All’aeroporto mangiammo insieme il nostro ultimo hamburger, ma feci un vero disastro perché appoggiai mille volte il panino nel piatto per abbracciarlo e asciugarmi le lacrime. Ero felice di tornare a casa, ma ero anche preoccupata per Rob. Gli diedi una busta chiusa e gli feci promettere di aprirla solo dopo la mia partenza. C’erano dentro tutti i soldi che avevo, ovvero tre mesi di affitto.



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