Bianco come Dio by Nicolò Govoni

Bianco come Dio by Nicolò Govoni

autore:Nicolò Govoni [Govoni, Nicolò]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858695142
Google: LltzDwAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2018-10-29T23:00:00+00:00


Dicembre 2015

D’inverno torno in patria.

Riabbraccio la mia famiglia e i miei amici. Mi sono mancati al punto che il semplice contatto fisico tra noi, quasi per induzione, ricarica le mie batterie. Faccio sì che ogni giorno conti, e così dormo a casa dei nonni, come da bambino, mi ritiro in collina dagli zii, quasi fossi tornato adolescente, rivedo i miei compagni di scuola e sediamo allo stesso tavolo, allo stesso bar. Mi fa sentire bene scoprire che le mie radici si allungano ancora, forti e profonde.

Trascorro del tempo anche a casa dei miei genitori, dove trovo il letto fatto e le stesse lenzuola in cui ho maledetto e accarezzato i giorni liceali. Ritrovo mio padre, e vedo nei suoi occhi il baluginio di lotte combattute e perse. È visibilmente stanco, nonostante la mia presenza lo rilassi, proprio come quando ero bambino.

«Sicuro di stare bene?» gli chiedo.

Evita il mio sguardo. «Non preoccuparti per me.»

«Papà.»

«Sto bene.» Prende un plico di documenti, lo sfoglia per qualche secondo e lo riposa esattamente dove l’ha trovato. «Non preoccuparti per me» ripete.

A dispetto di ciò che i film vogliono farti credere, due settimane in India non bastano a risanare ventidue anni di rapporto sfilacciato, di occasioni perse, di parole dette troppo in fretta e troppo tardi.

Mio padre e io siamo così simili che guardarlo in volto è come trovarsi davanti a uno specchio che mostri il proprio passato e il proprio futuro. Come me, lui ha sempre avuto a cuore le sue radici, la famiglia, il luogo in cui è cresciuto, e tutto questo, quando aveva la mia età, gli è costato l’occasione della vita: ha rinunciato al lavoro dei suoi sogni in un altro continente. Perché? Per me, risponde, che ai tempi ero un fagiolo nel ventre di mia madre. Ma la verità è che gli esseri umani sono per metà alberi e per metà uccelli, e questo è il nostro grande dramma. Abbiamo radici profonde, ma abbiamo anche un paio di poderose ali, e a volte, specialmente da giovani, si deve scegliere se assecondare l’una o l’altra metà di questa nostra duplice natura. Decidendo di restare in Italia, mio padre ha scelto di aiutare i suoi genitori e la traballante azienda di famiglia, una decisione nobile, che ammiro nel profondo. Al contempo, però, ha messo a repentaglio il suo neonato nucleo familiare, assoggettandolo a due decadi di preoccupazioni, rimettendoci la salute e rischiando quattro volte la vita.

Oggi leggo nei suoi occhi la stanchezza di un’esistenza trascorsa a combattere battaglie ereditate dalla generazione precedente. Nelle sue rughe si nascondono le piccolezze di una città che non gli appartiene. Nelle sue parole sento l’eco della saggezza che deriva dagli errori passati, una saggezza che non si può utilizzare, ma che si può tramandare.

Sarò per sempre grato a mio padre, perché mi ha dato la libertà di costruirmi una vita che mi realizzi appieno e che onori le sue aspirazioni giovanili.

Eppure, guardandomi riflesso nel suo specchio, oggi scorgo un monito: il prezzo che si paga scegliendo di restare nella propria bolla di comfort e dimenticando i propri sogni.



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