Breviario di ecdotica by Gianfranco Contini

Breviario di ecdotica by Gianfranco Contini

autore:Gianfranco Contini [Contini, Gianfranco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 1992-03-14T23:00:00+00:00


LA CRITICA TESTUALE COME STUDIO DI STRUTTURE

Chi parla non può purtroppo cominciare senza confessare l'ignoranza giuridica di chi si dispone a intrattenere un così illustre consesso di giuristi: perché dunque la temeraria accettazione dell'invito? Per il desiderio, tanto meno frenabile in un momento di delirante specializzazione, di stabilire contatti fra le varie discipline: nel caso specifico, poi, di collazionare le esperienze ricavate dai testi letterari con quelle risultanti da scritti di tutt'altra natura. Mi è lecito aggiungere: per la speranza di un'udienza più larga e impregiudicata che presso i colleghi della propria disciplina? Benché quest'ultimo calcolo si sia dimostrato fallace, per la presenza di tanti 'addetti ai lavori' miei, insigni storici della cultura e filologi, ben più di me capaci di decidere su questi problemi.

L assunto è quello di presentare la critica testuale come studio di strutture. L'espressione 'critica testuale' offre il vantaggio della familiarità, non, nella nostra e in molte altre lingue, quello della sinteticità, invidiabile a Textkritik e in francese (dove pure si discorre, oltre che di critique textuelle, di critique verbale, come nel titolo del manuale dell'Havet) all'ecdotique di dom Henri Quentin, del resto facilmente esportabile; soggiungo che comunque non aderirei alla definizione di 'stemmatica', non tanto perché coniata con l'intento deprezzativo che è in immagini poi diventate categoriali quali 'gotico', 'decadente', 'impressionista', 'ermetico' ecc., quanto perché presume un dog matismo verso l'albero genealogico, di cui qui ci si lusinga di oltrepassare la grettezza. Se consueto è il termine di 'critica te stuale', non altrettanto ovvia sembra l'applicazione dell'attributo 'strutturale'. Evidentemente alla critica testuale è mancato un Saussure; ma, come Monsieur Jourdain componeva prosa senza saperlo, e come i linguisti buoni hanno sempre fatto linguistica strutturale o comunque sincronica senza saperlo, così mi proporrei di mostrare che da un certo punto di vista la critica testuale è tutta strutturale, e a ogni modo che qualche suo cultore meriterebbe oggi il predicato di strutturalista. Si tratta parte di evidenziare parte di svolgere questi suoi molivi mentali.

L'esame deve ovviamente muovere dalle origini, riproponendo quel sommario profilo storico della disciplina che si rifà emblematicamente a un nome assai autorevole anche presso i giuristi, quello di Karl Lachmann, editore pure di Gaio: il Lachmann, s'intende, dei Prolegomena a Lucrezio, ancor più che dell'edizione effettivamente seguitane dopo qualche decennio. Se e quanto il Lachmann sia stato lachmanniano, non importa qui determinare, anche perché ciò è stato di recente oggetto d'un'accurata indagine per parte di Sebastiano Timpanaro junior. Importa semmai, col fondamentale libro di Giorgio Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, rilevare come il Lachmann sia stato preceduto dalla philologia sacra a Basilea e nel sud della Germania a fine Settecento, perché questa circostanza conferma cronologicamente la natura razionalistica e illuministica dell'invenzione: Lachmann o chi per esso è una specie di Laplace dell'ecdotica, e lo stemma codicum appare essere uno schema probabilistico.

Fu il Lachmann stesso, con la sua edizione del Nibelungenlied, a eseguire il passaggio dalla filologia classica alla volgare, cioè da un ambiente di forma relativamente sacra e immutabile (la gramatica di Dante) a uno di relativa irrilevanza formale.



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