Brigate russe by Marta F. Ottaviani

Brigate russe by Marta F. Ottaviani

autore:Marta F. Ottaviani [Ottaviani, Marta F.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2023-07-04T00:00:00+00:00


RIAC: il volto gentile del soft power

Il Russian International Affairs Council nasce nel 2010 su impulso dell’allora presidente, Dmitrij Medvedev. Il suo obiettivo è quello di “facilitare un’integrazione pacifica della Russia nella comunità mondiale”, creando una maggiore interazione fra le istituzioni scientifiche, i centri di ricerca e gli accademici nazionali e le loro controparti all’estero. Sul suo sito si legge che il RIAC “mira a rafforzare la pace, l’amicizia e la solidarietà tra i popoli, prevenire i conflitti internazionali e promuovere la risoluzione dei conflitti e delle crisi”.7 Presenta una struttura molto snella, con appena trentacinque persone al suo interno, reclutate dalle principali università del paese, e dozzine di collaboratori esterni. La sua caratteristica è che, più che un centro specializzato in analisi, il RIAC si configura come una piattaforma per connettere la Russia al mondo esterno e che, almeno fino allo scoppio della guerra, pur essendo nato per imprimatur del presidente della Federazione russa ed essendo legato a doppio filo al ministero degli affari esteri, ha mantenuto una sostanziale quanto fittizia patina di indipendenza. Che, però, non deve trarre in inganno. Se si guarda a chi finanzia il think tank, sorgono davvero pochi dubbi sulle sue connessioni. Il 50% dei fondi del RIAC provengono dallo stato, il restante 50% dalle grandi aziende nazionali e dai governi di alcuni soggetti federali.8 Fra i “benefattori” della piattaforma compaiono Alfa Bank, l’istituto di credito privato più grande del paese, Rostec, la potente holding statale specializzata nel consolidamento delle aziende strategiche nel campo delle nuove tecnologie e della difesa, Lukoil, la maggiore compagnia petrolifera russa (e contestualmente una delle più grandi del mondo), Transneft, la società statale russa che gestisce oltre settantamila chilometri di gasdotti e oleodotti.9 Tutti pezzi da novanta dell’economia, la cui dirigenza viene decisa direttamente dal Cremlino, il che dimostra come i destini della Russia siano nelle mani di cerchi concentrici di persone legate da interessi o appartenenze che vengono dal passato (soprattutto quelle nell’intelligence). Impossibile che cambi davvero qualcosa, finché questo meccanismo non verrà almeno parzialmente smantellato. Tornando al RIAC, gli va dato atto di aver selezionato con cura gli accademici e gli studiosi che nel corso degli anni hanno partecipato ai lavori da loro promossi, evitando con cura pensatori troppo estremisti come il neoasiatista Aleksandr Dugin e l’ultranazionalista Sergei Kurginyan. Un posizionamento studiato appositamente per apparire un interlocutore affidabile all’estero. Il suo “volto gentile” e la vicinanza ai corridoi del potere, nel corso degli anni, hanno attratto l’attenzione di molti studiosi internazionali, che pensavano di avere a che fare con una controparte espressione di un establishment molto preciso, ma sufficientemente indipendente per avviare un confronto. Provate solo a pensare quanti studiosi, magari già di per sé predisposti a credere a una determinata narrazione, il RIAC possa avere ingannato.



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