Canfora Luciano - 2014 - La crisi dell'utopia. Aristofane contro Platone by Canfora Luciano

Canfora Luciano - 2014 - La crisi dell'utopia. Aristofane contro Platone by Canfora Luciano

autore:Canfora Luciano
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Philosophy, Ancient & Classical, Literary Criticism, eBook Laterza, History & Surveys
ISBN: 9788858124796
editore: Laterza
pubblicato: 2016-12-14T23:00:00+00:00


VI. Prassagora «comandante filosofa»

controfigura capovolta del filosofo reggitore

1.

«Surely Plato is the most prominent fourth-century thinker to have articulated reflexions on monarchy in his works, especially in the Republic, with its famous philosopher-king»339.

La formula che Platone adopera merita un chiarimento, là dove parla di «sovrani (βασιλῆς) e dinasti (δυνάσται)» i quali «nelle varie città» (ἐν ταῖς πόλεσιν) si mettano – auspicabilmente – a «filosofare in modo degno» (γνησίως, 473d). Va apprezzato il plurale: πόλεσι, βασιλῆς, δυνάσται. È dunque legittimo dedurre che non si tratta necessariamente di vari sovrani-reggitori in una singola città, ma, parrebbe, di «coloro che svolgono nelle varie città il ruolo di βασιλεῖς ovvero δυνάσται e che perciò vengono chiamati con tale nome»340. Dunque, in questa formulazione, alla quale Socrate approda con fatica ed esitazione [473e: «Ecco dunque ciò che da gran tempo una esitazione mi tratteneva dal dire»], lo schema è quello monarchico: gli (attuali) monarchi o dinasti che siano dovranno «filosofare degnamente e adeguatamente». La monarchia filosofica sembra qui essere l’approdo. Il fatto che Senofonte nella Ciropedia giunga a qualcosa di analogo non significherà forse che già Socrate, nel suo insegnamento rigorosamente orale, pervenisse, sospinto dalla dialettica dei suoi stessi interlocutori ad una soluzione simile dell’inesauribile problema politico?341

Non dimentichiamo che a Siracusa è esattamente questo che Platone ha cercato di fare: non un collegio di re-filosofi ma educare un sovrano, il sovrano. Né va trascurata l’indifferenza che Platone ostenta rispetto al lessico («a piacer vostro, re o dinasti»): e «dinasta» è ben appropriato anche per Dionigi di Siracusa. Sono entrambi termini che non gli creano alcun disagio.

È nei Nomoi che l’ipotesi monarchica appare ormai sfumata ed il potere viene riservato al consiglio notturno degli anziani.

Contro l’ipotesi che Platone intendesse, con la sua proposta (473d-e), riferirsi ad un pool di filosofi al potere va anche ricordato che non gli sfuggiva il fallimento (per rivalità personali insorgenti ogni volta) della prima e della seconda oligarchia. Anche a lui sarà stata familiare la riflessione tucididea di VIII, 89, 3 sulla rovinosa rissosità degli oligarchi al potere (che fu apprezzata da Aristotele, Politica, V, 1305b, 22-30). Platone ne aveva del resto fatto esperienza nel 404/3 quando i Dieci hanno cacciato i Trenta342. Sarebbe dunque opportuno inquadrare questa prima (‘giovanile’) formulazione platonica nella più generale ripresa dell’ideale monarchico (Senofonte, Isocrate, pensiero politico stoico-cinico). Ripresa che, nelle élites intellettuali (più veloci delle masse nel percepire le trasformazioni in atto e le tendenze), si spiega con l’esaurimento del ‘fascino’ della democrazia, dovuto alla prolungata catastrofe della lunga guerra, alle concomitanti guerre civili divampate in Atene e altrove, al fallimento spartano (404-394) e forse anche alla crescente prevalenza persiana (sancita dalla «pace del Re»). È in questo moto storico che si inserisce quella proposta platonica.



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