Caos e governo del mondo by Giovanni Arrighi & Beverly J. Silver

Caos e governo del mondo by Giovanni Arrighi & Beverly J. Silver

autore:Giovanni Arrighi & Beverly J. Silver [Arrighi, Giovanni & Silver, Beverly J.]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2024-01-12T08:29:05+00:00


3.2 L’ascesa del movimento dei lavoratori e dei movimenti di liberazione nazionale

3.2.1 Dal circolo vizioso a quello virtuoso e viceversa

Con il sorgere di un’autonoma militanza proletaria nelle aree più industrializzate d’Europa le rivoluzioni del 1848 potrebbero essere viste come segni premonitori delle ribellioni e rivoluzioni che segnarono la transizione dall’egemonia britannica a quella statunitense nella prima metà del XX secolo. Ma data la completa e sanguinosa sconfitta delle sollevazioni proletarie, il 1848 può essere meglio inteso come l’ultima tappa delle lotte che portarono alla salda affermazione dell’egemonia britannica.

La netta sconfitta dei movimenti proletari nel 1848, insieme alle riforme ottenute dagli interessi capitalisti, crearono, negli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento, condizioni sociali favorevoli per l’espansione, al livello del sistema, del commercio e della produzione, ciò che Hobsbawm (1976) chiamò “il trionfo della borghesia” (1848-1875). L’espansione guidata dalla Gran Bretagna fu analoga per molti aspetti a quella precedente guidata dall’Olanda. Innanzitutto cadeva in un periodo di relativa stabilità politica e pace sociale. Proprio come la turbolenza sociale e politica che aveva caratterizzato gran parte del Seicento si spense verso la fine del secolo, così le rivoluzioni e i crolli dello stato che si erano diffusi nel mondo atlantico durante la transizione all’egemonia britannica praticamente scomparvero nei decenni che seguirono il 1848.

All’origine di questi due spostamenti da turbolenza a stato di quiete vi era un “circolo virtuoso”. La ricchezza generata durante le espansioni del commercio e della produzione al livello del sistema consentì lo stabilirsi di una pace intraelitaria – ossia compromessi di classe tra piccoli e grandi beneficiari della prosperità. Questa pace intraelitaria, a sua volta, gettò le basi di una continua espansione materiale. All’inizio del Settecento, come abbiamo visto, questo significò che i coloni e i proprietari di piantagioni nelle Americhe accettarono il loro stato subordinato all’interno del blocco egemonico. Nella seconda metà dell’Ottocento, questo significò che le borghesie nazionali negli stati sovrani al di fuori della Gran Bretagna accettarono la sua egemonia e si agganciarono di buon grado al suo entrepôt industriale come fornitrici di materiali grezzi e come consumatrici di beni. La Gran Bretagna era al centro di un sistema capitalistico mondiale in rapida espansione che le rese grandi fortune e potere, ma i cui benefici si estesero fino ad abbracciare un’élite globale su scala più vasta. Il risultato fu che pace e prosperità si rafforzarono a vicenda (cfr. il cap. 1; inoltre Carr, 1946).

Inoltre, durante le espansioni del commercio e della produzione mondiale a guida olandese e a guida britannica, i benefìci dell’espansione si estesero fino agli strati superiori delle classi lavoratrici, compresi gli artigiani e gli agricoltori. Contrariamente alla crescente polarizzazione tra ricchi e poveri che caratterizzò i periodi di espansione finanziaria, le “classi medie” crebbero di dimensioni con l’espansione del commercio e della produzione, e un governo che godeva di consenso allargò la sua sfera d’azione.

Nei decenni dopo il 1848, in vari paesi europei si affermò gradualmente una distinzione tra una classe lavoratrice “rispettabile” (l’élite degli artigiani) e la plebe, con la prima che veniva accettata



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