Capannone n. 8 by Deb Olin Unferth

Capannone n. 8 by Deb Olin Unferth

autore:Deb Olin Unferth [Unferth, Deb Olin]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SUR
pubblicato: 2021-04-08T22:00:00+00:00


Sette anni prima che Cleveland prendesse la gallina, Dill mise piede sulla terra del bancario per la prima volta e sentì che la sua vita poteva essere perfetta. Conosceva il bancario – allora Dev – solo da un giorno.

Inizio luglio, lunghe giornate di mosche e bandiere. Per Dill: calura estiva, successo professionale, e ora la promessa di sesso con uno sconosciuto. Si erano incontrati a una sagra locale in cui Dill era stato invitato a fare un intervento dal palco. Erano finiti schiacciati l’uno contro l’altro in mezzo alla pista da ballo. Dill era stato attratto dalle sue lunghe ciglia, dalla corporatura esile, dalla pelle scura e persino dal fatto che lavorava in banca, cosa che gli faceva tenerezza. Dev lo aveva invitato a casa sua. Un’avventura senza impegno, quaranta minuti di macchina verso una cittadina dove di lì a poco si sarebbero strappati i vestiti di dosso a vicenda.

Ma Dill fu sorpreso da quello che si trovò davanti quando accostò. Non si aspettava quella ruota di alberi, quel lungo viale di sassi e polvere, quel casolare traballante, con il fienile che spuntava dal retro. Dill, che non era ancora innamorato, si era immaginato che quel giovane fosse il figlio di una coppia di immigrati caparbi (era indiano). Si era aspettato un’angusta casetta a due piani, un fazzoletto di prato cinque per cinque, degli elettrodomestici compatti che si infilavano nei muri – non quella fattoria sgangherata.

Dev uscì sul portico. Dill chiuse la portiera. Lo spazio che li separava era butterato di insetti, polline e umidità. Il cielo era così azzurro da sembrare finto. Dev era giovane, si dondolava sui piedi, fuori posto in mezzo a tutta quella terra, ed era bello. Trasudava speranza, desiderio e innocenza.

A quel punto Dill era invischiato con Annabelle già da due anni: direttore delle indagini dell’organizzazione animalista più agguerrita d’America. «Un’unità investigativa», li chiamava la stampa. Aveva perennemente lo sguardo appannato, i pensieri così assordanti da offuscargli il campo visivo, ma Dev ci si stava insinuando con chiarezza, penetrava nel suo cervello con la forza di una luce accesa. Com’era finito a vivere su quel grosso pezzo di terra? Ci si era ritrovato per sbaglio ed era riuscito a farselo andar bene? O l’aveva scelto di proposito? Si era cercato più di quanto non fosse in grado di gestire? Dill gli andò incontro.

«Non ero sicuro che saresti venuto».

«Nemmeno io».

Dev lo accompagnò in giro gesticolando e chiacchierando, prima nel casolare e poi fuori, tra l’erba alta. Mentre si dirigevano verso il fienile gli indicò la rimessa degli attrezzi, l’altalena a pneumatico, i suoi alberi preferiti.

Quando si fermarono davanti alla porta del fienile, la sagoma di Dev sembrò assumere un misterioso bagliore. Chi era quel ragazzo, quel bancario?, si chiese Dill. Era abbastanza tosto per lui? (Perché diciamocelo, se gli investigatori erano cattivi, i direttori delle indagini...)

È vero, ci innamoriamo non per quello che l’altro è, ma per quello che permette a noi di essere. E cos’era che quel bancario sperava di essere, e che ora vedeva riflesso negli occhi di Dill?

Qualsiasi cosa fosse, Dill voleva quello.



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