Tsunami nucleare by Pio D'Emilia

Tsunami nucleare by Pio D'Emilia

autore:Pio D'Emilia [D'Emilia, Pio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: A.D.A. - Anonymous Digital Amanuensis
pubblicato: 2011-04-30T22:00:00+00:00


Sanriku, la città devastata - 20 marzo, domenica

Non è facile neanche per noi rassegnarci a vedere, per chilometri e chilometri gli effetti dello tsunami. La cosa peggiore, per la quale finiamo poi per sentirci quasi in colpa, è la velocità con la quale ti abitui alla distruzione, alla devastazione. Abbiamo iniziato a scendere la costa a passo d'uomo, fermandoci a ogni insenatura, a ogni angolo di strada dove, da una parte e dall'altra, c'era un casa distrutta, un peschereccio spaccato a metà, un furgone appollaiato su un albero. O le tre cose assieme. Ma poi cominci a tirar via, finisci per abituarti. Guardi l'orologio, ti poni il problema del tempo, di montare il servizio, chissà se stasera internet funziona e così via. E finisci per perdere concentrazione. Lo sai, ma non ne mantieni costante consapevolezza, che dietro ogni finestra divelta, ogni pezzetto di tetto, ogni vettura, ogni barca c'è la storia di una persona, di una famiglia, di un intero paese. Poi ti accorgi che mancano proprio i morti. Non li vedi. Di morti, per carità, ce ne sono stati, eccome. A migliaia. Ma spariscono subito dalla vista. O non sono ancora affiorati. Ci metteranno un mese, prima di ritrovarli tutti, forse più. Al momento di scrivere, i "dispersi" sono ancora diecimila. Una sofferenza nella sofferenza, per i giapponesi. Costretti a sopportare, a vivere sotto questo doppio, insopportabile incubo. Quello di un improvviso peggioramento dell'emergenza nucleare - tutt'altro che risolta - e quello di non poter "salutare" decentemente i propri morti. Lo tsunami ha provocato anche questo. La sospensione delle cremazioni, per mancanza di carburante, e la necessità di ripristinare, sia pure temporaneamente, il sistema della sepoltura, abbandonato da secoli e considerato, dai giapponesi, triste e offensivo per i morti. Attenzione, parliamo di sepolture "collettive", non di "fosse comuni", come molti colleghi hanno scritto. Le autorità locali hanno individuato delle aree speciali, hanno scavato delle fosse, rigorosamente singole, e vi hanno depositato, con grande ordine e dignità, le bare dei defunti. Ho assistito ai preparativi e alle cerimonie di inumazione e non ho visto nulla di quanto scritto da altri colleghi. Tutto si è svolto in modo molto ordinato, dignitoso, composto. Perché tutti sperano, vogliono sperare, che le autorità mantengano la promessa data: che nel giro di tre anni al massimo tutte le bare verranno riesumate e regolarmente avviate alla cremazione. I giapponesi non sanno darsi pace, se sanno che un loro caro non è stato regolarmente accolto nell'aldilà e vaga ancora nel mondo di cui non fa più parte.



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