Care adultere by Alessandro Castellari

Care adultere by Alessandro Castellari

autore:Alessandro Castellari [Castellari, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Short Stories (Single Author)
ISBN: 9788833244754
Google: ofpfzwEACAAJ
editore: Minerva
pubblicato: 2022-06-15T09:34:15+00:00


8.

MARTA AJALA

Da piazza Vittorio, davanti alla Reggia normanna, in due passi si arriva in via del Papireto, dietro il Duomo, fra Porta Nuova e il mare. Marta Ajala mi ha dato appuntamento qui, nel suo localino all’ultimo piano. Quattro lucide stanzette col pavimento di mattoni di Valenza e quel terrazzo che dà sulla via e che pare, con la sua balaustrata a pilastrini, una corona che cinga l’edificio. Tutto sembra arioso, ma la vista di strade anguste e tortuose, giù in pendio, la moltitudine dei tetti delle case, lo scalpiccio di qualche passante e l’abbaiare di un cane mi procurano un vago senso di tormento. Salgo al terzo piano ed entro quasi senza bussare. Marta mi ha detto che avrebbe lasciata socchiusa la porta. Tutto è in ordine, ma il pianoforte di Maria, là nell’angolo, ha la ribaltina abbassata, e questo chissà perché mi turba.

Mi appare la bella e triste Marta Ajala. Mi fa cenno di sedermi e per un po’ mi scruta come se non si fidasse, come se dovesse soppesare il mio valore dal mio volto, dalla mia postura.

Marta Ajala. Quando venni a Palermo con mia madre e mia sorella, sa perché venimmo ad abitare in questo localino di via del Papireto? Perché mio padre proprio qui aveva combattuto, il giorno stesso dell’entrata in città di Garibaldi. E proprio lui, Garibaldi, gli aveva toccato una spalla e gli aveva detto: «Giovanotto, levatevi di qua: siete troppo esposto!». Io avevo accompagnato mia madre e mia sorella in questa via, per far conoscere loro il posto. E vidi quel cartello “APPIGIONASI” all’imboccatura del vicolo. Così cogliemmo l’occasione.

Un lettore. Capisco che lei mi abbia dato appuntamento proprio qui… E non, se non sono indelicato…

M. Capisco il suo imbarazzo. Glielo dico io il perché. Non l’avrei potuta ricevere, anche se sono passati tanti anni, nella casa di mio marito Rocco, là dove sono cominciati i miei guai; né nella casa dei miei genitori, là dove sono orribilmente continuati. No, anzi! I miei guai cominciarono prima, fin dal giorno della promessa di matrimonio. Avevo sedici anni appena, ero uscita dal collegio interrompendo gli studi che stavo seguendo con profitto e con passione. Mi venne presentato Rocco Pentàgora, uno stangone biondo, di pochi capelli e con gli occhi che sembravano vaneggiare dentro a quel loro colore azzurro sbiadito. Provai un sentimento di oppressione, subito soffocato dalle savie riflessioni dei miei genitori che nel Pentàgora vedevano un partito conveniente, un buon giovane, ricco…

L. Ciò capitava spesso alle fanciulle del suo tempo. Un matrimonio combinato, senza amore…

M. E deve aggiungere il paese siciliano, in una provincia profonda, lontana ore di treno da Palermo, un paese denso di pregiudizi e di chiacchiere malevole. Ero sposata da due anni quando tutto cominciò. L’avvocato Gregorio Alvignani, il nostro dirimpettaio, prese a scrivermi delle lettere e a lanciarmele dentro la finestra di camera mia. Io ne provai piacere e risi di quel suo gesto da ragazzino. L’unica mia colpa fu quella di non aver respinto le lettere e, da inesperta, di avergli risposto.



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