L'arazzo di Fionavar by Guy Gavriel Kay

L'arazzo di Fionavar by Guy Gavriel Kay

autore:Guy Gavriel Kay [Kay, Guy Gavriel]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy
editore: BookVertigo
pubblicato: 2017-05-14T16:00:00+00:00


PARTE QUARTA

Cader Sedai

12

Essendo il più vecchio di tre fratelli, Paul Schafer sapeva in modo generico come comportarsi con i bambini. Ma un modo generico non sarebbe servito a molto, con quel bambino in particolare. Quella mattina Dari era un problema di Schafer, perché Vae aveva già i suoi: piangere la perdita di un figlio e scrivere al marito una lettera pressoché impossibile.

Lui le aveva promesso di fargli arrivare la lettera, e poi aveva condotto Dari all’esterno della casa, per farlo giocare. O meglio, per camminare con lui sulla neve, perché il ragazzino - che dimostrava tra i sette e gli otto anni, parve a Kevin - non aveva voglia di giocare, ed era alquanto diffidente nei suoi confronti.

Riandando indietro di una quindicina d’anni ai ricordi dei suoi fratellini, Paul continuò a parlare per tutto il tempo. Non spinse Dari a rispondergli o a fare qualcosa, non gli propose di fargli fare le capriole o di portarlo a cavalluccio; parlò, semplicemente, e non come si parla a un bambino.

Parlò a Dari del suo mondo e di Loren Manto d’Argento, il mago capace di viaggiare avanti e indietro tra la Terra e Fionavar. Parlò della guerra, spiegò perché Shahar, padre del bambino, dovesse stare lontano, spiegò che tante altre madri e tanti altri bambini erano rimasti senza uomini perché c’era la guerra contro le Tenebre.

«Ma Finn non era un uomo», disse Darien. Le sue prime parole della mattinata.

Erano nel bosco e seguivano un sentiero che serpeggiava tra gli alberi. Alla loro sinistra, Paul riusciva a scorgere il luccichio delle acque del lago: l’unico lago di Fionavar che non fosse gelato, probabilmente. Fissò il bambino, soppesando le parole.

«Alcuni ragazzi», disse, «diventano uomini prima degli altri. Finn era uno di quelli.»

Darien, che portava un cappotto azzurro e la sciarpa, i guanti e gli stivali, alzò la testa verso di lui e lo guardò con grande serietà. Paul vide che aveva gli occhi di un colore azzurro profondo. Dopo un momento, però, il bambino parve giungere a una decisione. Disse: «Ho imparato a fare un fiore nella neve».

«Lo so», disse Paul, sorridendo. «Con un bastoncino. Tua madre mi ha detto che ieri ne hai fatto uno.»

«Non ho bisogno del bastoncino», disse Darien. Girandosi dall’altra parte, sollevò la mano verso la neve del sentiero, davanti a loro, dove non erano ancora passati. Mosse la mano, e il movimento si ripeté sulla neve. Paul vide prendere forma la sagoma di un fiore.

E vide anche un altro particolare.

«Sei molto bravo…» disse, cercando di tenere ferma la voce, mentre nella testa gli pareva di sentir suonare un campanello d’allarme. Darien non si voltò. Con un altro movimento, che questa volta era una semplice apertura delle dita, colorò il fiore che aveva disegnato: azzurri i petali, rosso il centro.

Rosso come gli occhi di Darien nel disegnarlo.

«Sei molto bravo», ripeté Paul, a fatica. Si schiarì la gola e disse: «Andiamo a casa? È ora di colazione».

Avevano fatto molta strada, e al ritorno Darien era stanco e chiese di essere portato a cavalcioni.



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