Cento giorni che non torno by Valentina Furlanetto

Cento giorni che non torno by Valentina Furlanetto

autore:Valentina Furlanetto [Furlanetto, Valentina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2024-04-15T00:00:00+00:00


Contrari al cambiamento

Se esistono inchieste, libri, film che spingono nella direzione del cambiamento, e che serviranno a Basaglia per portare avanti la sua rivoluzione, contemporaneamente esistono però anche una letteratura e un filone di pensiero contrari alla chiusura dei manicomi. E hanno anche un certo seguito. È il caso dello scrittore e psichiatra toscano Mario Tobino che negli anni Sessanta collabora con il “Corriere della Sera”, vince il premio Strega nel 1962 con il romanzo Il clandestino ed è molto seguito e apprezzato. Nel 1963 ripubblica il suo libro più famoso, Le libere donne di Magliano, con Mondadori. La casa editrice oggi lo presenta così: “A pochi chilometri da Lucca il colle di Santa Maria delle Grazie e in cima il manicomio. Il paese più vicino è Magliano. Così, ‘venire da Magliano’ per la gente del luogo significa portare il segno della pazzia, di una vita attraversata dal vento sublime e dannato della sofferenza mentale. In un reparto psichiatrico femminile, negli anni precedenti l’età degli psicofarmaci e della riforma Basaglia, un medico vive con donne aggressive, tristi, erotiche, disperate, orrende, miti, malate o semplicemente fuggite dal mondo. Questo romanzo è il poema della profondissima e unica atmosfera che pervade le stanze della follia: il manicomio è pieno di fiori, ma non si riesce a vederli”.

Contrario alla chiusura dei manicomi, Tobino sosteneva che era inutile chiudere gli ospedali psichiatrici perché “la cupa malinconia, l’architettura della paranoia, le catene delle ossessioni esistono anche se si chiude il manicomio”92. Il suo è un controcanto rispetto alla posizione di Basaglia. I due si conoscono, ma hanno opinioni diametralmente opposte su cosa serva ai malati mentali. Tobino, scrittore raffinato e lirico, ma anche nostalgico e reazionario, pensa che metterli fuori dai manicomi significhi abbandonarli, lasciarli soli e quindi contrasta le posizioni di Basaglia. Nelle sue parole si intravede anche un attaccamento, una nostalgia per quell’istituzione a cui lui aveva dedicato anni della sua vita e il cui clima dimesso, malinconico, triste in qualche maniera ha alimentato anche la sua narrativa.

Basaglia non ama crogiolarsi nella malinconia e nella nostalgia e soprattutto è convinto che i manicomi servano agli psichiatri per mantenere il loro status, il loro potere sul malato e sulla società. Per lo psichiatra veneziano “la psichiatria è la scienza che serve al potere per controllare la persona emarginata [...] Il rapporto già fragile in molta stampa italiana fra informazione e disinformazione si squilibra a vantaggio della seconda quando si affidi alla penna cechoviana di uno scrittore l’analisi di un ambiente che è in realtà la tesi dell’ideologia dominante. Oggettivamente il suo scritto rende un grosso servizio al potere [...] Ebbene, era tutto falso! Dove erano le donne oscene e cattive, quei bei personaggi descritti dal Tobino? Nella realtà del manicomio non c’era da avere pietà e compiacersi della sofferenza ma soltanto lavorare duramente per abbattere giorno per giorno quei muri”93.

Tobino in quegli anni scrive sui principali giornali, ha un suo seguito, riesce a imporre le sue idee. Nei suoi scritti e nei suoi articoli



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