C'era una volta la DDR by Anna Funder

C'era una volta la DDR by Anna Funder

autore:Anna Funder
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Europe, Literary Collections, Eastern, General, Essays, Fiction, History
ISBN: 9788858821022
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2015-01-26T23:00:00+00:00


15.

Herr Christian

Passano alcuni giorni in cui le mie attività principali sembrano consistere nel riempire e svuotare la stufa. Adesso mi sono imbacuccata ben bene e mi avvio alla stazione. Vicino all’ingresso c’è lo studio di un fotografo. Guardo sempre le foto in mostra in vetrina per vedere i locali come vogliono essere visti. Ci sono bambini pelati con un nastro in testa; c’è una foto di matrimonio con la sposa in sella a una moto come un’offerta speciale prendi due paghi uno; c’è un giovanotto con un taglio di capelli mullet, lunghi dietro e corti sul davanti, che tiene la sua ragazza come se l’avesse appena acchiappata. Le foto cambiano ogni tanto ma oggi, come sempre, c’è quella di una donna di una bellezza che toglie il fiato, una bellezza così perfetta che me la guardo come fosse un enigma, o una soluzione.

Sul treno un’altra donna bellissima è seduta di fronte a me. Ha un bambino in un marsupio sul petto. Mi chiedo se anche altri notino la bellezza delle donne di qui, o se vi si sono abituati. Il turco che mi siede accanto è preso da altro. Si vede riflesso nel finestrino vicino alla donna, tira fuori un pettine dal taschino e se lo passa amorosamente tra i baffi. La giovane mamma sta guardando il suo piccolo e io non riesco a distogliere lo sguardo da loro. Quando solleva la testa vedo che ha un piercing al naso e che i suoi occhi azzurri sono appena appena strabici, attratti verso la borchia come da una calamita.

Sono al margine del parcheggio della stazione di Potsdam. Il flusso degli altri passeggeri mi supera, diretti verso auto e tram e luoghi che conoscono. Quando sono passati tutti, sono sola, a parte un uomo in jeans che se ne sta appoggiato al cofano della più grande e più nera Bmw che io abbia mai visto. Mi fa un cenno con la mano. Mi darà un passaggio. È il mio ultimo uomo Stasi.

Herr Christian mi stringe la mano con calore. Ha un ampio sorriso obliquo. “Ho pensato che un tour fosse una buona idea,” dice, con la voce leggera e fumosa, “per mostrarle alcuni dei luoghi in cui operavamo.”

“Magnifico.”

Mi apre lo sportello dell’auto, scatta verso l’altro lato e salta su.

Guardo verso di lui. È un lungo tragitto quello che deve compiere il mio sguardo. Herr Christian avrà sui quarantacinque anni, con un viso giovane e un naso che è stato rotto più volte. Ha una testa di corti riccioli biondi, gli occhi sono piccoli, azzurri e scintillanti. Mi guarda dritto in faccia, sorridendo con il suo sorriso storto da gangster, o da angelo.

“Si va,” dice, e noto che pronuncia la esse con un piccolo sibilo. Inforca un paio di occhiali da sole e mette in moto.

La macchina costeggia lungo le strade come un panfilo. La pilota con mano leggera, più come un bambino con un giocattolo che come un uomo con un grosso capitale nero. Attraversiamo le vie di Potsdam, su ciottoli che non avvertiamo e lungo grandi edifici in vari stadi di disuso.



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