Charles Dickens by Peter Ackroyd

Charles Dickens by Peter Ackroyd

autore:Peter Ackroyd [Ackroyd, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


19.

E come cominciò? Cominciò soffermandosi sull’«idea centrale» o l’«idea portante», per poi, secondo quanto affermato dal suo editore, «elaborarla nella sua mente finché non fu certo di averne sviscerato ogni aspetto». Infine, sempre secondo il suo editore, «compose quello che potrei chiamare un programma della sua storia, con tutti i personaggi» e su questa base elementare si mise all’opera. Lo stesso Dickens affermò che in questo stadio iniziale doveva essere certo del «significato di ogni personaggio», come dell’«idea elementare» che ciascuno avrebbe potuto incarnare. Naturalmente poteva rimanere impressionato o immaginare scene e personaggi (perfino incidenti) dotati di un’esistenza indipendente. C’erano occasioni in cui sceglieva una strada o un quartiere particolare di Londra, per esempio, prima di costruire nei dettagli la parte d’intreccio che lo avrebbe condotto in quei luoghi. Ma per tutto il tempo continuava a cercare quella catena dell’essere, quell’unica linea perfettamente disegnata cui tutto il resto si sarebbe potuto collegare: fermo restando che, invariabilmente, la linea gli si presentava sempre sotto forma di una storia. La storia che avrebbe portato alla luce e avrebbe dato vita a personaggi e idee.

Non era un processo né istantaneo né semplice, e per tutta la sua vita di scrittore i sintomi che si presentarono in lui all’inizio di un nuovo romanzo furono sempre gli stessi: «Inquietudine estrema, e vaghe idee di andarmene non so dove». E ancora: «È come sentirsi trascinati lontano». L’idea di una nuova storia lo respingeva, espellendolo letteralmente dal suo campo di forze. Dickens diventava irritabile, solitario, preoccupato, «continuando a girare intorno all’idea» senza riuscire a concentrarsi su nulla di concreto e quindi senza nemmeno riuscire a riposare; «passeggiando per le campagne durante il giorno, spingendomi nei luoghi più misteriosi di Londra la sera, sedendomi con l’idea di produrre un’immensità di cose e rialzandomi senza aver combinato niente». In questo, per Dickens, consisteva l’agonia del parto letterario: «Vagare di notte nei luoghi più insoliti ... cercando la pace ma senza mai trovarla». Quest’ultima frase ricorda chiaramente la sorte degli spiriti impuri nella Bibbia: proprio come loro, Dickens vagava per le strade di Londra, di giorno e di notte, mentre la massa amorfa del suo romanzo gli premeva dentro come un fardello del quale liberarsi a ogni costo. Poi, quando il momento del parto era finalmente vicino, si rinchiudeva nel suo studio, in contemplazione, vicino alla finestra, senza scrivere una sola parola.

Era così che Dickens “preparava il terreno”. E non c’è da stupirsi che un uomo capace di mettere tanto impegno nel comporre e imparare a memoria i suoi discorsi fosse disposto ad affrontare uno sforzo ancor maggiore per i suoi romanzi: nessuno scrittore è mai stato così scrupoloso, meticoloso e accurato nel programmare il proprio lavoro. Come disse a un suo contemporaneo, «l’intreccio e il tema portante del libro sono sempre perfettamente definiti nella mia mente molto prima che io prenda la penna in mano». E a un altro rese noto che «non cominciava mai a scrivere prima di aver definito l’intreccio nella sua mente, fin nei minimi dettagli». Ciò non significa che conoscesse in anticipo ogni aspetto del suo romanzo, anzi.



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