Contro lo Stato. Articoli (1935-36) by Camillo Berneri & Carlo Rosselli

Contro lo Stato. Articoli (1935-36) by Camillo Berneri & Carlo Rosselli

autore:Camillo Berneri & Carlo Rosselli [Berneri, Camillo & Rosselli, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Nova Delphi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Rosselli risponde

Si ricreda Berneri. La sua lettera ci riesce altrettanto simpatica di quella di Consiglio. Anzi, più simpatica, perché ha il merito di porre la questione sul suo vero terreno, che non è quello di un possibile assorbimento, ma di una discussione di idee e di una pratica collaborazione.

Al che, del resto, noi avevamo provveduto, scrivendo nel commento a Consiglio:

“Queste visibili consonanze tra noi e i socialisti anarchici facilitano evidentemente una larga e leale collaborazione nel lavoro pratico, collaborazione che in alcuni centri italiani esiste da tempo e che in qualche centro estero, ad esempio Lione, è già cominciata. Non parliamo perciò di ‘assorbimento’, parola infelice e che meno che a tutti può applicarsi agli anarchici.”

Era, da parte nostra, il riconoscimento esplicito e spontaneo dell’autonomia del movimento anarchico. Infondati, dunque, amico Berneri, gli allarmi! G. L. non medita tenebrose manovre.

Berneri sa anche che noi sempre riconoscemmo – pur senza arrivare alla sua apologetica – i meriti intellettuali delle correnti socialiste anarchiche, che dominarono il movimento proletario italiano dal 1870 sin verso il ’90. Ma questo riconoscimento non basta a fare di noi, come tenta Berneri, degli echeggiatori inconsapevoli quanto automatici del pensiero, pur tanto ricco e vario, dei Proudhon Bakunin Kropotkin Malatesta Merlino. Attenti, voi anarchici, a non creare, dopo la Bibbia marxista, un corpo biblico anarchico, al quale solo e sempre si dovrebbero rifare coloro i quali vedono nel socialismo la più alta espressione dell’idea di libertà.

Noi riaffermiamo ostinatamente che “urge ripensare i problemi di una società libera, o, meglio, di una società che si sviluppa nel senso di una sempre maggiore libertà, in relazione alle nuove forme di produzione e alle grandi esperienze del nostro tempo. Urge, cioè, diventare libertari del XX secolo”.

E questo non perché Proudhon Bakunin Kropotkin Malatesta siano da gettarsi in un canto; ma perché essi non poterono né prevedere né vivere tutto quello che noi vediamo e viviamo in fatto di tecnica e di economia e soprattutto di esperienza sociale, morale, politica.

Le forme e le formule che si addicevano agli artigiani del Giura o ai mugik della Russia o ai braccianti del Beneventano non si addicono evidentemente agli operai della Fiat e di tutta la grande industria moderna. I mercati nazionali e mondiali chiedono ben altra coordinazione e disciplina dei mercati locali del secolo scorso. La radio, l’aeroplano, la grande stampa, la velocissima circolazione delle cose e delle idee rendono sempre più debole e vacuo ogni federalismo solo o soprattutto territoriale; mentre la potenza degli Stati totalitarii e delle armi moderne costringono a concepire in modo ben altrimenti complesso i processi rivoluzionari e i fatti insurrezionali.

L’anarchismo tradizionale, troppo fisso agli schemi e alle esemplificazioni celebri dei maestri, fatica a prendere contatto con le nuove realtà, e anziché ripensare ex novo i problemi di pratica organizzazione tenta aggiornamenti e integrazioni quasi sempre inadeguati o impossibili.

La fissità nella pratica è, specie in tempi di così rapide trasformazioni tecniche, funesta. Fissi restano solo gli ideali, i motivi, quelli sì veramente eterni e comuni, perché



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