Contro Roma by Contro Roma (Laterza 2018)

Contro Roma by Contro Roma (Laterza 2018)

autore:Contro Roma (Laterza, 2018)
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


Dario Bellezza

Roma è la città di tutta la mia vita, dove questa confondendosi col suo amaro paesaggio sciroccale mi riempie di mestizia e allegria insieme, perché pur essendo ancor giovane e inconsapevole del mio futuro destino, pure credo che resterà un punto fermo, ingenuamente unica città, se il movimento non mi intriga in questo rottame del mondo; cambiare tutto per un supplizio di viaggi e vagabondaggi mi butterebbe nella più forte dissipazione mentale, fino a una festa autodistruttiva.

Qualcuno mi ha fatto nascere qui, e qui, come dicevo, sento che resterò a fantasticare e scrivere, ma questa conclusione non è, si badi bene, un atto solo d’amore per Roma, né tanto meno per una certa Roma che ho laboriosamente ricostruito e circuito nei miei primi quattro libri. Caso mai è un atto d’amore per una cara prigione che sempre tale resta, inqualificabile e ingiusta. Infatti anche i critici letterari più moralisti e senza generosità verso di me hanno dall’alto della loro stupida superbia di controllori del potere letterario concesso che nella difficoltà di trovare un luogo inedito e misterioso che fosse sfuggito ai tanti scrittori che a Roma hanno sceneggiato le loro storie e intrecciato le loro vite, dal D’Annunzio a Moravia, pure io, saltando le borgate pasoliniane, sempre più lacere e sanguinanti dopo tutte le rapinose speculazioni edilizie, avevo di Navona, del Colosseo e di Campo dei Fiori, dato alla letteratura un tratto indecoroso sì ma inedito, certo di tramontare come un santo sul rogo: il mio paesaggio dell’anima che più si fa putrefatta e piena di pus e più può trasfigurare in maledizioni, riscatti, nostalgie e rimorsi la bruttezza e la diversità del mondo.

Altra fu però la mia Roma infantile: Monteverde era una tiepida sacca ventilata, dove qualche volta il vento venendo dal mare vi trasportava le secche fumate della Purfina, i miasmi del Tevere guasto della Romana Gas.

Rievocare Roma mi dà strazio e pena, ora mi accorgo; quasi un senso di nausea profondo che affonda le sue radici oscure nelle ragioni stesse della mia vita simile in tanto a questa città sfasciata e sfiduciata, dove non c’è ricambio o dialogo, se non fra sordi, e il sesso è legato alla più vile e povera prostituzione. Così, nella mia immaginazione questa Roma eterna e vuota di spiritualità o di gioia di vivere, spenta, mortuaria, veniva raggiunta, dalla mia periferia terrestre come un paradiso perduto, attraverso il viale di Trastevere che la nonna, ancora dopo tanti anni dalla fine della guerra e dalla caduta della monarchia, chiamava viale del Re. Dopo Trastevere tutta la città s’arroccava per me nella casa di una zia che abitava al San Michele: e qui si fa una protesta, si esprime forse scioccamente una indignazione decennale per la chiusura ai suoi veri abitanti, il quasi sparito popolo romano, del San Michele, così maestosamente pieno di vizi e di umanità, dove il mio apprendistato della vita è stato sicuro, senza le malizie borghesi di tanti scrittori e scrittrici italiani. Accanto la caserma Lamarmora che ora chiude



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