Cris by Manuela Salvi

Cris by Manuela Salvi

autore:Manuela Salvi [Salvi, Manuela]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fandango Libri
pubblicato: 2022-03-03T00:00:00+00:00


15

Sta vomitando nel canale. Gennaro se la ride.

“Dai, amico. Calmati. La vita prima o poi finisce, è normale.”

Questa frase e una nuova zaffata gli provocano il terzo conato di vomito; si china in avanti e rimette, tenendosi la pancia. Sente la gola che brucia, ormai la colazione è finita in poltiglia in mezzo all’acqua del molo, sta vomitando solo bile acre. Gli gira la testa per un attimo.

“Cazzo, Gennaro”, riesce a dire, raddrizzandosi lentamente, “hai un cadavere in una barca e mi dici di calmarmi?”

Sta pensando in parte al cadavere, in parte al fatto che non deve farsi trovare nei paraggi quando la polizia arriverà a ficcare il naso. Immagina che tutte le centrali del paese abbiano la sua fotografia attaccata alla macchinetta del caffè, ormai, e che basti un solo passo falso a metterlo in un mare di guai.

“Non l’hai mica ammazzato tu?”, esclama Gennaro. “Ora chiamo la polizia così mi tolgono l’impiccio, che io qui devo lavorare.”

“Sei veramente una merda”, commenta, incredulo. Fissa la Fanny, davanti a loro. Aveva sperato di riposarsi un po’ sulla Rosita prima di andare al Mon Chéri ma non si aspettava di ritrovarsi coinvolto in una notizia di cronaca locale.

Gennaro ha già il telefonino all’orecchio. “Scommetto che piangi fiumi di lacrime quando vedi naufragi e guerre al telegiornale, eh?”, gli dice in tono sprezzante, poi comincia una conversazione con la centrale per la quale usa il suo italiano migliore, quasi senza accento. “...non saprei, sono entrato per pulire, domani tornano i padroni, e l’ho trovato così. Deve essere entrato di nascosto, capita.”

Si gira per non guardarlo mentre recita quella scena, e fissa in lontananza un punto in direzione della foce del canale. La voce di Gennaro è spiccia e priva di emozioni, sta pensando solo a salvarsi il culo e il posto di lavoro. E intanto a pochi passi da loro c’è una persona senza vita che lo richiama verso la Fanny.

Ecco perché è così agitato. Sente il morto che sussurra il suo nome o forse è solo il vento che si è alzato e fa risuonare le strutture delle barche a vela in un tintintintintin ossessivo. Vorrebbe salire a bordo e andare sottocoperta a guardare il morto, la morte in faccia. È una cosa su cui ha fantasticato molte volte. Non gli è stato permesso nemmeno di salutare il nonno, l’anno prima, perché non si impressionasse e conservasse il suo ricordo da vivo – queste erano state le stronzate che aveva dovuto accettare. No, non dovuto. Voluto. Perché in realtà se la faceva addosso e gli aveva fatto comodo obbedire a sua madre e non dover affrontare quel momento. Durante la veglia funebre, era rimasto in camera sua a giocare online, cercando di non pensare che in salotto suo nonno stava marcendo lentamente come un giorno sarebbero marciti tutti gli altri, lui compreso.

“Venite subito, io devo avvisare i proprietari o perdo il lavoro”, dice Gennaro, fingendo un tono preoccupato e zelante. “Grazie”, conclude, e riattacca. Si accende una sigaretta ed espira il fumo verso l’alto, a occhi chiusi.



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