Da Gelli a Renzi (passando per Berlusconi) by Aldo Giannuli

Da Gelli a Renzi (passando per Berlusconi) by Aldo Giannuli

autore:Aldo Giannuli [Giannuli, Aldo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Politica, Storia, Saggistica
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2016-10-07T22:00:00+00:00


Occhetto, il PCI e il PDS-DS-PD

Per comprendere gli sviluppi che porteranno dal PCI al progetto del «Partito della Nazione» renziano è necessario un ampio excursus storico sul lungo travaglio che ha visto il passaggio dal PCI al PDS-DS e da questo al PD.

Mentre ci sono diverse opere sia di carattere storico o politologico10 sia di tipo memorialistico11 sulla fase che dal PCI va al PDS (1984-1994), scarseggiano quelle che riguardano la fase DS (1994-2005) e, ovviamente, sono scarsissimi gli studi sulla fase PD (2005-2016). Non cercheremo di colmare la lacuna in questa sede, ma ci accontenteremo di tracciare un veloce schizzo per illustrare le trasformazioni della cultura politica e della composizione sociale del partito.

Il PCI era uscito vincente dalla trentennale guerra di posizione che lo aveva visto sempre all’opposizione (1947-1976) ma in costante ascesa elettorale. Il partito aveva progressivamente attenuato le sue posizioni per superare il suo status di «partito antisistema»: aveva accettato le regole della democrazia liberale, abbandonando la pregiudiziale dell’irreversibilità della rivoluzione, aveva accettato il processo di integrazione europea alla fine degli anni Sessanta, l’appartenenza dell’Italia alla NATO e la sua collocazione occidentale nei primi Settanta, aveva via via moderato la sua critica del capitalismo, sino a riconoscersi in un progetto di economia mista,12 e nei tardi anni Settanta, con l’«eurocomunismo», aveva cercato una collocazione intermedia fra il comunismo filosovietico e la socialdemocrazia tedesca. Ad aprire la strada del dialogo con il governo americano era stato un viaggio negli Stati Uniti di Napolitano, su invito di Joseph LaPalombara, un famoso politologo. Il viaggio avvenne proprio nei giorni del caso Moro (solo una coincidenza) e produsse alcuni accordi restati in gran parte segreti.

Tutto questo avrebbe dovuto sfociare nel riconoscimento del diritto del PCI a governare, nel superamento della pregiudiziale anticomunista e nell’accordo con la DC nel quadro della strategia del «compromesso storico» e della «solidarietà nazionale». Come è noto, le cose non andarono così e la politica di solidarietà nazionale sfociò nel ritorno del PCI all’opposizione. La questione degli euromissili riavvicinò momentaneamente il Partito Comunista Italiano all’URSS e le battaglie contro il prelievo di solidarietà dello 0,50 per cento del salario (autunno 1979), contro i licenziamenti alla Fiat (ottobre 1980) e contro il «decreto di San Valentino», che limitava i punti di contingenza (battaglie tutte perse), allontanarono nuovamente il partito dagli ambienti imprenditoriali.13 L’ultimo Berlinguer lasciò cadere la politica di intesa con la DC e sostituì la strategia del compromesso storico con quella dell’alternativa democratica (novembre 1980); ma era troppo tardi: la stagione dei movimenti era finita, il PCI aveva accumulato forti ostilità tanto nel Partito Radicale quanto nell’estrema sinistra, ma soprattutto nel PSI, all’interno del quale neppure la sinistra lombardiana era più disposta a spingere per un’alleanza. Il PCI era ormai drammaticamente isolato e privo di altra prospettiva che non fosse un nuovo periodo di opposizione, con la differenza che, questa volta, le tendenze elettorali e i numeri del tesseramento non erano più favorevoli come in passato: nel 1976 esso aveva raggiunto il 34,4 per cento, con 12 milioni e 600.



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