Dead City by Dead City

Dead City by Dead City

autore:Dead City
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2013-10-03T16:00:00+00:00


Tredici

Va tutto bene, continuava a ripetersi Harry Strega mentre il dolore a poco a poco scompariva dalla bocca pesta. Le cose mi vanno bene, si rassicurava, e piaccio a tutti. Ma non era veramente sicuro di quel che si diceva. Ogni giorno si metteva davanti allo specchio della cassettiera e si passava la lingua sugli anfratti dove prima c’erano i denti, si toccava la ferita e malediceva amaramente la cattiva sorte che sembrava perseguitarlo a ogni passo.

«Può ricostruirli com’erano?», chiedeva tutte le volte al dentista. Conoscendo la vanità della giovinezza, il dentista annuiva sorridente. Harry non era un fesso. Dopo un po’ la smise con le richiese irragionevoli e se ne stava imbronciato sulla sedia bianca come la porcellana.

Di giorno camminava per le strade, faceva lunghe passeggiate meste su e giù per le alture e in mezza dozzina di comuni confinanti. A volte se ne stava al bar a giocare interminabili partite a biliardo con altri giovani perdigiorno. Di sera guardava la televisione in camera sua, la faccia intonata alla piattezza dello schermo. Certe serate, ben sapendo di non doverlo fare, le passava con Lucy Berg sul pavimento della sala d’attesa del padre. Disperato, continuava a ripetersi che era meglio che masturbarsi.

«Penso di amarti», gli disse Lucy una sera carica d’elettricità mentre si dibattevano nel buio, la destra di lei che con febbrili strette ritmiche gli carezzava i testicoli contratti. «Penso proprio di sì».

Harry si sentì smontare. Fuori, all’incrocio, inchiodò una macchina con la marmitta rotta. Seguirono un paio di oscenità e il rombo del motore.

«Ho detto che ti amo», gridò lei su quel baccano.

«Ho sentito».

«Allora?».

«Allora cosa?».

«Non hai niente da rispondere?».

«Che devo rispondere? Mi ami, sono affari tuoi».

«Penso di amarti».

«Allora pensi di amarmi, ebbe’?».

«Non te ne importa niente di me, neanche un po’?».

«Certo che me ne importa».

«No, non è vero».

«Invece sì».

«Se te ne importasse veramente, quando dico che ti amo significherebbe qualcosa».

«Hai detto solo che pensi di amarmi».

«È lo stesso».

«Sarei qui se non me ne importasse niente di te?».

«Vuoi solo del sesso gratis».

«Non è vero».

«Voi uomini siete tutti uguali».

Harry all’improvviso si sentì tradito. «E allora tu?».

«Che significa?».

«Significa: non dire che a te non ti piace».

«Le donne sono diverse. Non ne abbiamo bisogno come voi».

«Certe volte non ti comporti proprio in questo modo».

«Quando, per esempio?».

«Anche adesso», ribatté Harry con veemenza, «che mi tieni la mano sul cazzo».

Con un’aria di superiorità femminile, Lucy la tolse e sbrigativa disse: «Ci sono cose che non vale la pena tenere».

Rimasero a lungo sdraiati senza che i corpi si toccassero. Il silenzio della stanza attenuava anche il ticchettio dell’orologio del nonno appeso alla parete davanti al divano. Il respiro rallentò, divenne più profondo finché seguì un ritmo che fece chiudere loro gli occhi.

«Harry? Svegliati».

«Mmm».

«Svegliati, è tardi».

«Ah sì, giusto». Si voltò verso di lei, la cintura slacciata, la cerniera dei pantaloni ancora aperta. «Devo essermi addormentato».

Gli occhi di Lucy, due fessure di diamante nella luce lunare, sembravano preoccupati. «Harry?».

«Che c’è?».

«Sei in qualche guaio? Sì, qualcosa di brutto?».

Anche se lui sentì un moto di sorpresa e di rabbia, la voce non tradì niente che andasse storto.



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