Vertigine by Franck Thilliez

Vertigine by Franck Thilliez

autore:Franck Thilliez
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2023-10-12T12:00:13+00:00


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«Di conseguenza i giovani cercarono di far durare più a lungo le provviste esistenti mangiando anche quelle parti del corpo umano che in precedenza erano state scartate. Nelle mani e nei piedi, per esempio, c’era sotto la pelle carne che poteva essere raschiata via dalle ossa. Tentarono, inoltre, di mangiare la lingua di un cadavere, ma non riuscirono a inghiottirla»8.

Tabù (1974), di Piers Paul Read. Una storia vera...

Qualcuno mi parla. Lo sento ma non riesco a trovare un modo per rispondere. Dentro di me è tutto buio, ho l’impressione che una cappa di piombo stia calando sulla mia nuca, imprigionandomi a poco a poco tutto il corpo. Non guardo più il mio cane morto, non ci riesco. Con un tremendo dolore alle reni, le mani scorticate e le stelle in testa, torno dentro la tenda.

Mi fa male vivere.

Cedo all’inerzia. Una volta dentro, non conto più le ore. Piango Françoise, Claire e Pok. Piango mia madre. Gli unici esseri che contano per me.

Il tempo scorre. Sotto il chiarore del fotoforo, la bottiglia di vodka vuota riposa tra le mie gambe divaricate. So­no così vicino al confine, adesso. Basterebbe soltanto che mi addormentassi tranquillamente, fuori dal sacco a pelo, con la certezza quasi assoluta di non svegliarmi mai più. Una dipartita indolore.

Eppure, qualcosa ribolle ancora dentro di me. Un’insospettata energia che mi fa aggrappare alla vita. No. Non mi addormenterò. Vivere, fino all’ultimo.

Annidato nel suo sacco a pelo, Farid mi guarda con un sorriso debole, le sue labbra, piene di piccole spaccature per via degli accessi febbrili, mormorano ininterrottamente Grazie... Grazie... Sarebbe stato così semplice per lui desistere, andarsene, eppure tiene duro, si aggrappa al suo passaggio sulla terra. Mi avvicino a lui.

«L’altra volta, mi hai confidato che ti dispiaceva per quello che mi avevi fatto», gli sussurro. «A cosa ti riferivi?».

«Non... Non l’ho mai detto».

«Sì che l’hai detto. Parlamene, ti prego».

«Di’ un po’ una cosa... Una curiosità... Tuo padre ti picchiava, da piccolo... Poi ti si è rizzato sulla mia schiena... Eri gay, o bi, era per questo che te le dava?».

Giro la testa dall’altra parte, la mascella tesa. Dal fondo della galleria giunge uno sfrigolio che attraversa il telo. Io e Farid l’abbiamo riconosciuto, e le nostre lingue si sono gonfiate all’istante. È il rumore della carne a contatto con il metallo rovente della pentola. Dio santo, sento attivarsi la salivazione, sto addirittura sbavando come i cani da caccia al suono della campana. Non trovo neanche più la forza di detestarmi.

La carne sopravvive alla carne, la vita alla vita. Mi ripeto questa frase fino a star male, mi aiuta, riassume a meraviglia l’evoluzione della specie e spiega chiaramente che la vita esiste perché esiste il suo contrario. Che l’uno è necessario all’altra.

Ecco che torna Michel, sentiamo i suoi passi pesanti lungo la tenda. La fiamma del fornello oscilla nell’aria al ritmo della camminata. La mia lingua passa velocissima sulle labbra, un riflesso pavloviano impossibile da reprimere. Mi vergogno di me stesso. Farid si è alzato sui gomiti, ha la faccia color aragosta.



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