Disegnare un elefante by Marco Vacchetti

Disegnare un elefante by Marco Vacchetti

autore:Marco Vacchetti [Vacchetti, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2024-07-15T12:00:00+00:00


Tre mesi di vacanza.

C’è un altro luogo comune alquanto radicato. Ogni docente se lo sente ripetere piú volte da interlocutori il cui volto è venato da sottile invidia. L’attività didattica termina ai primi di giugno e riprende ai primi di settembre. A conti fatti, tre mesi tondi tondi. Le famiglie si ritrovano i propri figli in casa, impegnati a oziare, e ne deducono che per i professori debba essere lo stesso. Naturalmente, se chiedete a un insegnante, negherà con disappunto e comincerà a elencare attività extra cathedra che riducono il presunto beneficio, descrivendo il proprio lavoro come un iceberg: la punta affiorante costituita dalle lezioni, la massa ingombrante e invisibile sotto il pelo dell’acqua, composta da tutto il resto. Se la parte visibile ha un volume equivalente piú o meno per ogni docente, quanto sia ingente «tutto il resto», come abbiamo detto, varia da caso a caso. Ci sono acque piú fredde che comportano un gran blocco di ghiaccio, ci sono acque tiepide dove il cumulo si riduce. Ci sono scuole e scuole, modi diversi di interpretare il proprio ruolo.

Anche in questo caso occorre distinguere. A fine giugno alcuni sono già in costume sotto l’ombrellone, molti ancora inzuppano camicie e chemisier, coinvolti in esami o corsi di recupero fino a metà luglio. Ai primi di settembre alcuni tornano abbronzati da settimane di solleone, altri a fine agosto sono già presi da riunioni preliminari, commissioni precoci, recupero dei debiti ed esibiscono una bruciacchiatura transitoria, rimediata nella settimana di Ferragosto. Detto questo, i trentadue giorni di ferie previsti di diritto vengono regolarmente goduti da tutti. Dove sta il busillis?

Il busillis sta nelle grigie pieghe dell’amministrazione e nella consuetudine. I docenti possono infatti chiedere di usufruire dei trentadue giorni di ferie loro spettanti nei giorni di sospensione delle lezioni, stabiliti dai calendari regionali (i giorni in cui gli studenti stanno a casa), escluse le date in cui sono fissate le attività programmate dal piano annuale (scrutini, consigli di classe, collegio dei docenti, esami e attività funzionali all’insegnamento non meglio determinate). Ciò significa che i trentadue giorni possono essere distribuiti a fine giugno, luglio, agosto, inizio settembre, Natale e Pasqua, lungo un lasso di tempo almeno doppio. E allora?

Allora, nei giorni di sospensione delle lezioni non coperti dalle ferie richieste i docenti, comunicata la loro reperibilità, sono formalmente in servizio senza obbligo di firma e, se non «comandati», possono starsene a casa. Dipende da istituto a istituto. La consuetudine piú diffusa concede alla maggioranza almeno un paio di mesi complessivi di otium.

Discorso non troppo diverso per i pomeriggi liberi, dipende da scuola a scuola e da docente a docente. Chi vuole fare fa, chi non vuole fare si organizza in modo da godersi il tempo libero. Il lavoro del docente è flessibile per definizione da decenni. Frutto, verrebbe da dire, di un patto tacito tra Stato, in tutte le sue combinazioni governative multicolori, e singolo docente: un po’ meno soldi, sí, ma se vuoi e ci riesci, tempo libero.



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