Dopo la notte by Wiesel Elie

Dopo la notte by Wiesel Elie

autore:Wiesel Elie
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Garzanti
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Estratto del libro segreto

Le apprensioni del «Grande Mendel» erano fondate. Il suo Rabbi e lui non rientrarono quel giorno a casa loro a Székesvàros. Erano stati trattenuti senza tanti complimenti dall’arcivescovo Bàranyi.

«Abbiamo ancora molte cose da dirci», aveva spiegato costui ai suoi ospiti.

«Cosa significa ciò, esattamente?» si adirò Mendel quando si trovavano rinchiusi da tre giorni, da soli, in una stanza all’altro capo del corridoio. «Di cosa parla questo cristiano? Io sono stato torturato; stanno per torturare anche il Rabbi? Supplico il Rabbi di fare un miracolo, e che ce ne andiamo in fretta, il più presto possibile! Per l’amor del cielo, il Rabbi deve fare uso dei suoi poteri! Non rimaniamo in questa prigione cristiana, andiamocene, la comunità aspetta il nostro ritorno, andiamocene subito, anche a piedi!»

In piedi davanti alla finestra che si affaccia su un parco immenso, il giovane Maestro, perduto nelle sue riflessioni, non risponde. Mendel sapeva che la sua assillante richiesta sarebbe stata vana, ma continuava, malgrado tutto. Finalmente, sempre contemplando il parco che emergeva lentamente dalla notte, Hananèl consigliò al suo amico e servitore dì non insistere:

«Ciò che avviene sulla terra, è in cielo che si decide. Noi siamo qui per adempiere qualcosa. Può darsi che l’arcivescovo abbia ragione. Lui e io abbiamo delle cose da dirci.»

Si sentì bussare alla porta. Il monaco che era venuto a cercarli a Székesvàros entrò con due tazze di té caldo. Mendel le rifiutò:

«Ci lasci soli. Dobbiamo recitare le preghiere del mattino.»

Il prete si ritirò. Hananél, sempre immobile davanti alla finestra, fece un sospiro.

«Vedi, Mendel, abbiamo fatto bene a portare con noi i nostri tallit e i nostri tefillin. Sapevamo già che non saremmo rientrati così presto.»

Mendel lo ringraziò del complimento:

«E’ il Rabbi che lo sapeva, non io. Avrei preferito che il Rabbi si fosse sbagliato.»

Tirò fuori gli oggetti rituali dalle loro custodie, ma si fermò a metà del suo gesto.

«Rabbi, l’ho dimenticato, avrei dovuto porle la domanda il primo giorno: si ha il diritto di pregare in una casa dominata dalla croce?»

«Chiudi gli occhi e voltati verso Gerusalemme», rispose Hananél.

Mendel pregò più alla svelta e Hananél più lentamente del solito. Ma non toccarono il té.

«Oggi dobbiamo digiunare», decise Hananél. «Ricordati, Mendel: un tempo, ogni volta che un Sapiente stava per affrontare un rappresentante della cristianità, tutti i membri della comunità lo accompagnavano col pensiero e si purificavano il corpo e l’anima con la preghiera e il sacrificio. Come è possibile inghiottire qualsiasi cosa mentre è in gioco la vita dei nostri fratelli e sorelle? In queste ore così gravi, l’ascesi è necessaria.»

I due amici trascorsero la giornata a meditare e a recitare Salmi, Hananél in piedi, sognante; Mendel camminando, intrecciando e disgiungendo le dita. Di tanto in tanto, si fermava e sospirava come se stesse soffrendo. Il giovane Maestro, con l’aria concentrata, respirava senza emettere un suono. Le campane della chiesa vicina suonavano le ore senza disturbarli. La sera, l’arcivescovo venne a chiamare Hananél e lo ricondusse nel suo ufficio. Hananél rimase in piedi, come prima, e l’altro si sedette nella sua poltrona.



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