Eco Umberto - 2019 - Migrazioni e intolleranza by Eco Umberto

Eco Umberto - 2019 - Migrazioni e intolleranza by Eco Umberto

autore:Eco Umberto [Eco Umberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Emigration & Immigration
ISBN: 9788893448017
Google: PS6ODwAAQBAJ
Amazon: B07PTSQ37J
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2019-03-26T22:00:00+00:00


Un nuovo trattato di Nimega

Nel 1678 e nel 1679, Nimega ospitò delegati da decine di paesi europei e città-stato per porre fine a una serie di guerre che avevano devastato il nostro continente. Il trattato di pace di Nimega ha posto termine a varie guerre connesse fra loro in corso tra Francia, Olanda, Spagna, Brandeburgo, Svezia, Danimarca, il vescovato di Münster e il Sacro romano impero. Così questa città è stata il punto d’incontro per i mediatori di tutta Europa che collaboravano per porre fine alle guerre che avevano devastato il nostro continente nel XVII secolo. Anche se il trattato fu in seguito trascurato, questo sforzo fu (dopo gli orrori della guerra dei Trent’anni) il primo esempio di uno sforzo per stabilire la pace attraverso il dialogo e i negoziati. Questo evento potrebbe dunque essere visto come uno dei primi esempi di cooperazione e accordo europei e può essere considerato un evento chiave nella storia europea.

Più di duecentocinquant’anni passarono fra il trattato e il 1945, ma possiamo dire che l’utopia nata a Nimega fu realizzata alla fine della seconda guerra mondiale.

È ragione di continuo compiacimento per le persone della mia generazione rendersi conto (mentre per i nostri figli e nipoti si tratta di accettare una idea ovvia) che oggi è inconcepibile (se non ridicolo) pensare a una possibile guerra tra Francia e Germania, Italia e Gran Bretagna, Spagna e Paesi Bassi. Una persona giovane – se non è uno studente o una studentessa di storia – non può concepire che un tale tipo di conflitti era la norma negli ultimi duemila anni. A volte anche gli anziani non sono in grado di realizzarlo coscientemente, tranne forse quando provano un brivido nell’attraversare i confini europei senza passaporto, senza essere obbligati a cambiare i soldi – basti pensare che non solo i nostri antenati remoti ma anche i nostri padri erano soliti attraversare le stesse frontiere con una pistola in mano.

Dal 1945 in poi, quasi senza accorgersene, ogni europeo iniziò a sentire di appartenere non solo allo stesso continente ma alla stessa comunità, nonostante le molte inevitabili differenze linguistiche e culturali.

Io non sono un candido idealista e so molto bene che se gli europei non si sparano più gli uni contro gli altri, ci sono però molte forme di competizione non meno violenta che spesso dividono i nostri paesi – e l’attuale crisi economica non sta producendo un nuovo senso di fraternità quanto piuttosto un’atmosfera di reciproca sfiducia. Forse il senso di un’identità europea non ha la stessa forma e la stessa evidenza per tutti i cittadini delle varie nazioni, ma almeno tra i cittadini più responsabili, e in particolare tra i giovani più colti (ad esempio gli studenti che attraverso il programma Erasmus vivono in casa con compagni di altri paesi e spesso si sposano tra loro, preparando così una futura generazione bilingue), l’idea di essere europei è sempre più diffusa.

Forse non ci sentiamo abbastanza europei quando viaggiamo in Europa e siamo ancora disturbati dalle differenti abitudini dei nostri vicini, ma



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