Ecstasy by Irvine Welsh

Ecstasy by Irvine Welsh

autore:Irvine Welsh [Welsh, Irvine]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Guanda
pubblicato: 2012-10-08T22:00:00+00:00


Un vizio da sfigata

La serratura non l’ha ancora cambiata, quella là; lo sa che cosa le capita se prova a farlo. Quando me ne sono andato ho tenuto il mio mazzo di chiavi di questo cesso. Le ho detto che avevo bisogno di un buco tutto mio. Che era meglio da ogni punto di vista. Sì, però la chiave di questa casa l’ho tenuta, in modo che posso venire qui a vedere il bambino: è naturale che abbia voglia di farlo. Lei sente girare la chiave nella serratura e quando entro mi guarda tutta strana. Il piccolino comunque c’è: compare dietro la madre.

Lei fuma davanti a lui eccetera. Quaranta al giorno ne fuma, cazzo. Un vizio da sfigata. Mi dà un fastidio tremendo vedere una donna che fuma. Se lo fa un coglione è una cosa diversa, ma ormai tra le donne è normale, specialmente quelle giovani. Cioè, non sto parlando della mia vecchia. Cazzo, ha già piuttosto poco da divertirsi in questa vita, non le negherei mai il suo tabacco. Nelle giovani, invece, è una roba troppo puttanesca. Per non considerare l’aspetto salute. È quello che le ho detto l’ultima volta che sono venuto qui. Le ho detto chiaro e tondo di non fumare davanti al bambino. Bisogna considerare l’aspetto salute, le ho detto, cazzo. Lasciamo perdere.

«Ha bisogno di scarpe nuove, Dave», mi fa lei.

«Sì? Vabbè, gliene prenderò un paio», rispondo. Grano non gliene do più, cazzo. Finirebbe nel paio di scarpe più a buon mercato, e il resto speso in tabacco per la sfigata. Non sono così rincoglionito.

Il piccolo mi sta guardando.

«Allora, come sta il mio ragazzo, eh?»

«Bene», risponde.

«Bene?» faccio io. «Come sarebbe, ’bene’? Che cosa ne diresti di un bacio al vecchio paparino, eh?» Lui viene lì e mi pianta un bel bacione umido sulla guancia. «Ecco qua il mio ragazzo», dico, arruffandogli i capelli. Però devo smetterla con questo numero del bacio: ormai sta diventando troppo grande per quella roba lì. Potrebbe farmelo diventare un mollacchiotto, quella chiacchierona lì; peggio ancora, uno di quei froci fighetta che si vedono in giro. Non è mica naturale. Torno a lei. «Ehi, quel balordo di culo non continuerà a girare attorno alla scuola, vero?»

«Nah, non ne ho più sentito parlare.»

«Be’, se ti capita fammelo sapere subito. Nessun depravato deve avvicinarsi al mio ragazzo, vero, figliolo? Ricordi che cosa ti ho detto, se qualcuno ti gira intorno in quella scuola?»

«Di tirargli un calcio nelle palle!» risponde. Io rido e gli faccio un paio di finte di boxe. Mani pesanti per un bambino così piccolo, diventa una scheggia della vecchia quercia, quello lì, se la Sfigata lo tira su bene, cioè.

La Sfigata. Oggi però ha un’aria piuttosto sugosa, tutta in tiro. «Ti vedi con qualcuno, ragazza?» le chiedo.

«Al momento no», fa, tutta come un po’ ingrugnata.

«Giù le mutande, allora, cazzo.»

«Dave! Non parlare in quel modo. Davanti a Gary», fa, indicando il piccolino.

«Seh, giusto. Ascolta, Gal, prendi questo grano e va’ a prenderti qualche dolce. Ecco le chiavi della macchina; questa apre la portiera.



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