Elmet by Fiona Mozley

Elmet by Fiona Mozley

autore:Fiona Mozley [Mozley, Fiona]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2018-08-02T22:00:00+00:00


Capitolo tredici

Prendersi cura di un bosco significa ammucchiare in giro enormi cataste di rami. Per permettere alla nuova vegetazione di farsi largo bisogna eliminare quelli sporgenti, la corteccia sgretolata e le foglie cadute. Tenere a bada le erbacce nel sottobosco. Lasciar crescere i germogli giusti e combattere quelli sbagliati. Il nocciolo va tagliato fino alla base del tronco, così la stagione successiva al posto di un fusto ne ricresceranno diversi, come le teste dell’Idra.

I tronchi multipli e sottili del nocciolo sono utili per costruire staccionate e cesti e forniscono il legno per i muri di torchis. Con il nostro aiuto Papà stava ricostruendo e ampliando il pollaio con muri di questo tipo e una specie di tetto di paglia, anche se riconosceva che un esperto sarebbe stato contrario a chiamare “tetto” l’approssimazione da lui prodotta.

Il nuovo pollaio era attaccato a casa nostra. Il muro posteriore coincideva con quello che era stato il lato esterno del muro della cucina, accanto alla stufa. Questo significava che le galline potevano godere del calore che filtrava attraverso il legno e le pietre. Papà spiegò che molti tenevano i polli in fondo al giardino, lontano dall’abitazione, in modo che la famiglia umana non fosse infastidita dal chiocciare e dal raspare degli uccelli. Disse che non era giusto e che lui preferiva sopportare il baccano che pensare a quelle povere creature lasciate inutilmente al freddo quando esisteva un rimedio semplice ed evidente. Perciò costruimmo la casa dei polli rannicchiata contro la nostra. Le pareti di legno erano ricurve e grinzose, come un callo contro i contorni dritti e uniformi della casa che Papà aveva costruito per noi l’anno prima. Un nido di vespe di grandezza assurda incollato al fianco di una betulla bianca.

Con tutto il lavoro necessario per i polli e quello per regolare e dare forma al boschetto i mucchi di legna continuavano a crescere. Per la maggior parte la bruciavamo nella stufa ma di tanto in tanto davamo fuoco a una catasta e facevamo un falò all’aperto. Sceglievamo le serate limpide, anche se il freddo era pungente; ci scaldavamo davanti alle fiamme ruggenti e arrostivamo carne e verdure o tostavamo del pane, come quando eravamo appena arrivati e abitavamo dentro i due furgoni.

Ormai avevamo parecchia legna da bruciare e questa volta decidemmo di invitare altra gente al nostro falò. Andrew il macellaio, Peter, Ewart e Martha, Gary e gli altri braccianti con cui ci eravamo messi in contatto io e Cathy. Ewart propose di organizzare una serata per conoscere meglio quelle persone, per cercare sostegno e sondare le loro opinioni e le possibilità racchiuse nella comunità. Martha disse che eravamo rimasti soli per troppo tempo.

Forse era vero. La prospettiva di tutti quei volti che risalivano la collina per venirci a trovare pareva strana, come se qualcuno volesse spogliarci nudi e metterci in mostra in piazza.

Detto ciò, alla paura si accompagnava anche l’entusiasmo. Mi immersi nei preparativi dei piatti che avremmo servito. Calcolai le quantità necessarie di cibo e nei giorni precedenti mi organizzai per procurarle.



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