Eravamo lupi by Sandrine Collette

Eravamo lupi by Sandrine Collette

autore:Sandrine Collette [Collette, Sandrine]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2024-02-27T23:00:00+00:00


Ci sono volute ore perché tornasse la calma. Non all’esterno, dove il tempo è bello, ma dentro di me, e anche questo non è del tutto vero. Chiudo gli occhi e sento sempre la musichetta che distrugge la terra, ho la visione degli incubi che si estendono sul mondo, entro in quegli incubi e osservo. È come se mi portassi dietro le tenebre, sul mio passaggio tutto si vela di nero e devo sgranare occhi che non vogliono più vedere, devo obbligarli, sul fondo c’è la luce e mi dico che è il giorno, che sono sulla groppa del cavallo e non ho aperto bocca da stamattina, allora mi giro con la speranza insensata che in quelle ore Aru sia sparito, che se ne sia andato e io sia libero. Giuro, nel momento in cui guardo indietro sono quasi sicuro che il bambino non ci sia più, è una sensazione, un presentimento, qualcosa di indiscutibile, e mi dico che sono salvo e che tutto il resto non ha più bisogno di essere. Ma credo solo a quel che vedo, così faccio voltare il cavallo e guardo dritto il sentiero, e sul sentiero c’è l’altro cavallo e sull’altro cavallo c’è il marmocchio.

Allora mi piglia un colpo, non so come dire. Certe volte si ha l’intuizione di una cosa ed è talmente forte che non può non essere successa, è una specie di evidenza, e così era per me. Sennonché il marmocchio è ancora lì, il marmocchio e il suo modo di non fare rumore, come se volesse indurmi in errore, come se volesse farmi pensare che se n’è andato, invece è lì, e quella visione mi precipita verso il suolo e mi attira sul fondo della terra, penso che non sia possibile e di nuovo la rabbia fredda mi arriva alla punta delle dita.

Lo osservo senza dire niente. Lo sento talmente inesistente che per me potrebbe essere un fantasma. Forse è solo una sua immagine che vedo dietro di me e lui se n’è davvero andato, ha svoltato da qualche parte ed è fuggito. Torno alla pista e la delusione è la stessa di quando credo di scorgere una martora catturata da una mia trappola e avvicinandomi mi rendo conto che è solo il riflesso delle foglie dell’albero e non c’è niente, tranne che con il bambino è il contrario, spero che non ci sia niente invece è lì, e la stretta allo stomaco è la stessa.

Allora cammino, perché non c’è altra soluzione, do le spalle alla luce e so che arriveremo. Non a casa, la casa è ancora lontana, arriveremo dove ho detto che sarei andato, cioè non l’ho detto, l’ho pensato. Mi torna in mente la notte da zio Tam, è lì che ho avuto l’idea, me l’ero scordato, meglio così, non ero in uno stato normale. L’idea è rimasta in un angolo della testa facendosi piccolissima, perché non l’ho più vista, e la prova che non se n’era andata è che ci troviamo su questa pista, so da giorni dove conduce ed è l’unico cammino che possa seguire.



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