L'ultima cripta by Fernando Gamboa

L'ultima cripta by Fernando Gamboa

autore:Fernando Gamboa [Gamboa, Fernando]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Action & Adventure
ISBN: 9788880936640
Google: G72bPgAACAAJ
editore: Il Punto d'Incontro
pubblicato: 2009-04-15T20:44:19.963000+00:00


Con il calar della sera, come è solito accadere nel deserto, si alzò un forte vento da nord carico di sabbia che ci frustava il volto. Entrava negli occhi nonostante gli occhiali da sole e si infilava nel naso, nelle orecchie e nella bocca, asciugando le mucose, spaccando le labbra e facendoci masticare sabbia ininterrottamente.

Quando restavano meno di due ore di luce ci fermammo ai piedi di una delle prime dune che trovammo sul cammino. Al riparo dal vento, sebbene esausti, aiutammo a montare l’accampamento che consisteva in una haima e un fornello a gas per scaldare l’immancabile tè. Per cena, i tuareg ci offrirono una parte della loro scorta di datteri e una scodella di latte di cammella che loro ingurgitarono con gusto, ma che decidemmo di rifiutare gentilmente accontentandoci dei datteri, per paura di una possibile brutta reazione intestinale che non sarebbe stata affatto opportuna in quelle circostanze.

Fatto il nostro dovere, rimpinzati di succosi datteri e con il sole a sfiorare l’orizzonte, io e Cassie ci arrampicammo su per l’alta duna dove il vento continuava a soffiare con forza, con l’intento di goderci il tramonto sull’infinita distesa del Sahara. Arrivammo in cima con l’affanno e lì ci sedemmo, sopraffatti dalla magnitudine del paesaggio.

L’infinità di granelli di sabbia in sospensione formava un intangibile strato sulla pelle del deserto che, attraversato dai raggi del sole, allungava le ombre delle dune che si estendevano alla nostra destra tingendole di rosso fino a illuminare solamente le cime, come se stessimo guardando la riva di un violento oceano di sangue.

-È terribilmente bello –sussurrò Cassandra-. Solo questo, vale lo sforzo di arrivare fin qui.

-Una cosa simile non si dimentica mai –concordai-. È per istanti come questo che vale la pena vivere.

Distogliendo lo sguardo dal rossore del tramonto, la messicana si voltò verso di me.

-È per questo che hai scelto questa vita?

-A che ti riferisci?

-Mi riferisco al fatto di andare sempre da una parte all’altra, senza passare più di sei mesi nello stesso posto. Non senti la mancanza di una casa, una famiglia o una moglie?

-Certo che sì. È scritto nei nostri geni. Cercare una donna fertile, avere una casa grande e sicura dove crescere una prole che tramandi il tuo DNA e invecchiare godendoti i nipotini e, se hai fortuna, il rispetto del resto della tua tribù. Siamo così da centinaia di migliaia di anni, e io non faccio eccezione.

-Lo dici come se parlassi di cavernicoli –rispose imbronciata.

-È quello che siamo. Il fatto di avere telefoni cellulari o computer non ci rende più intelligenti di loro, e il nostro comportamento individuale oggi è esattamente lo stesso di allora. Non lasciarti ingannare dalle apparenze. Mille, o trentamila anni fa, magari c’era qualcuno seduto su una duna come questa, impegnato nella stessa conversazione che stiamo avendo adesso io e te.

-Allora, il tuo stile di vita è dovuto al non volerti comportare come credi ti impongano i geni?

-No, ti ho già detto che questo è inevitabile. Io, semplicemente, essendomene reso conto, ho voluto scegliere. Cerco di mantenere



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