Ruth Ware by Una ragazza speciale. The It Girl

Ruth Ware by Una ragazza speciale. The It Girl

autore:Una ragazza speciale. The It Girl
Format: epub


Prima

Il giorno successivo Hannah si svegliò in modo lento e doloroso, riemergendo da cupi sogni in cui veniva inseguita e catturata e picchiata. Quando tornò alla realtà, si rese conto che i muscoli doloranti e le ossa contuse non facevano parte del sogno, erano reali. Era ancora completamente vestita, sotto le coperte, e sentiva il sangue rappreso all’interno della coscia e il denim tirare dove si era asciugato aderendo alla ferita. Aveva graffi su zigomi e mento, nei punti in cui il viso era stato premuto sulla ghiaia, e ogni articolazione sembrava essersi gonfiata durante la notte.

Per parecchio tempo si limitò a restare sdraiata dov’era, sbattendo le palpebre e cercando di scendere a patti con ciò che era accaduto e di capire cosa avrebbe potuto fare, ma poi si accorse di qualcos’altro: gli inconfondibili rumori di due persone che facevano sesso, provenienti dalla stanza di April.

All’improvviso, Hannah si rese conto che non poteva restare lì, in ascolto, a chiedersi se sarebbe stato Will – un sorriso imbarazzato le incurvò le labbra tumefatte – a sgattaiolare fuori dalla porta di casa, o se sarebbe stato qualcuno di completamente diverso a scivolare fuori inosservato. Non voleva saperlo. Entrambe le opzioni le risultavano insopportabili.

Afferrò dunque il suo asciugamano e un cambio d’abiti e uscì dall’appartamento, per poi scendere al pianerottolo sul quale si trovava il bagno.

Sotto l’acqua calda, i tagli e le abrasioni risultarono ancora più dolorosi, e i lividi sulla pelle divennero ancora più evidenti. Doveva fare qualcosa. Doveva dire qualcosa. Il fatto che avesse scavalcato un muro per entrare non poteva essere così importante. Non stava violando la proprietà privata di nessuno; era un membro del college, e non meritava di essere aggredita.

Ma a chi poteva dirlo? Non certo agli altri custodi, anche se avrebbero dovuto rappresentare il primo punto di riferimento in caso di minacce immediate alla sicurezza. E nemmeno al rettore. Hannah non l’aveva mai incontrato, ma lo aveva visto alla tavola alta, alle cene formali, e aveva presenziato al suo discorso di inizio trimestre, e non riusciva a immaginare di rivolgersi a una figura tanto austera e remota per un problema del genere.

Restava solo… il dottor Myers? Non riusciva a pensare a chi altri potesse rivolgersi.

Per un attimo rimase immobile sotto il getto d’acqua calda valutando il problema, tentando di immaginare di sottoporre la questione al dottor Myers, cercando le parole nella propria testa. “Mi ha aggredito”? No, non era del tutto esatto. Sembrava sottendere un significato più… sessuale di quanto desiderasse, sebbene il ricordo dei genitali di Neville che le premevano contro il didietro fosse ancora sgradevolmente vivido nella sua mente.

“Mi ha placcata”. Si avvicinava di più alla realtà. Ma quella frase riassumeva la gravità di ciò che era accaduto? Trasmetteva tutto il terrore che lei aveva provato, sentendo il peso di Neville che la schiacciava, il suo braccio premuto sulla nuca, il corpo che la bloccava contro la ghiaia mentre le calcava il viso nel terreno?

“Mi ha fatto male”.

No. Sembrava il patetico lamento di un bambino reduce da un litigio al parco giochi, anche se era la verità.



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