Erba rossa by Gianni Clerici

Erba rossa by Gianni Clerici

autore:Gianni Clerici [Clerici, Gianni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788881125616
Google: 0w4k_l6UbUoC
editore: Fazi
pubblicato: 2004-09-15T19:13:16+00:00


5

Nei minuti che seguirono; e il giorno seguente, quando, al risveglio, ci ritrovammo soli; e altre volte ancora, in altre occasioni, nei giorni successivi fui tentato di rivelare a Pigi quanto avevo visto. Ma ogni volta, come stavo per aprir bocca, una sensazione di irrealtà, di impotenza a tradurre la scena in parole, mi bloccava.

E quand’anche fossi riuscito a riferire, a descrivere nel più fedele dei modi l’immagine di Ludmilla davanti al quadro, come avrei potuto render conto dell’impressione che me n’era venuta, e che non cessava di assillarmi? E, ancor prima di ciò: che motivazione offrire per il mio ruolo di osservatore non visto, senza passare per un maledetto ficcanaso, o una via di mezzo tra il visionario e il voyeur?

Nonostante tutte queste riserve, sentivo con vivezza eguale alla irrazionalità di non sbagliarmi, ma avevo come prova soltanto il ricordo dell’espressione di lei, dei suoi occhi sbarrati, quell’intensità allucinata che le avevo sorpreso su un viso di solito diverso: magari velato di tristezza, magari capace di ribellarsi, ma tutto sommato sorridente, dolce, bonario.

Tutto ciò, dovevo riconoscerlo, non bastava certo per un passo grave quanto ingiustificabile presso il mio amico. Non era lontanamente sufficiente a legittimare l’ipotesi che si faceva strada, sempre più nitida, nelle mie riflessioni.

Certo, non c’erano ragioni per negare che la ragazza si fosse davvero infatuata e che ne fosse convinta, lei per prima, in tutta sincerità. Nel contempo, come non immaginarla sensibile al fascino di un altro, di altri giovanotti occidentali, non troppo dissimili da Pigi, stessa età, disponibilità, cortesia? Sentivo di non sbagliarmi, ripeto. Ma anche questo è inesatto. La mia era una di quelle sicurezze che si sfanno al riscontro delle parole: figurarsi se potevo accennarne a Pigi. Ne sarebbe uscita, ancor prima che una conversazione, una lite.

Di solito rigoroso, poco sensibile a obiezioni che non fossero logiche, Pigi smarriva ogni senso critico quando c’era di mezzo Ludmilla.

Prima di conoscerla, qualsiasi giudizio negativo ma generico sulla società cecoslovacca aveva contrariato l’amico sino a spingerlo al cattivo umore, a farlo ritrarre in un silenzio indispettito. Ora gli accadeva di far fronte a una Ludmilla spesso scatenata, non meno faziosa di quelli che definiva «i miei nemici». Ascoltava con un sorriso incredulo e insieme indulgente. E come la ragazza, esaurita l’ira, si arrestava senza fiato, a lisciarsi con un gesto abituale i capelli sulle tempie e a sospirare, allora soltanto, con la dolcezza che avrebbe potuto dedicare a una bambina capricciosissima, Pigi riprendeva l’argomento dall’inizio. Lo impostava a suo modo, lo rovesciava e finiva per dimostrare infallibilmente che la storia, la scienza, il futuro insomma, stavano contro di lei. Bellissimi ragionamenti, tutti teorici, ai quali Ludmilla si affrettava a ribellarsi. Non le importava nulla della storia, della scienza, se queste astrazioni congiuravano a spossessarla del diritto al presente. Ma perché mai, non finiva di ripetere, nessuno contestava a Pigi di entrare e uscire dal proprio paese, mentre a una come lei, di casta inferiore come tutti gli ex borghesi, questo diritto veniva negato? E ancora: perché



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