Etica digitale by Marta Bertolaso Giovanni Lo Storto

autore:Marta Bertolaso, Giovanni Lo Storto [Storto, Marta Bertolaso e Giovanni Lo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: LUISS University Press
pubblicato: 2021-03-19T23:00:00+00:00

40. Si leggano le belle conclusioni indicate nel paragrafo 5 dal titolo icastico “Un algoritmo non si può convincere (in difesa dell’umanità del giudicare)” di C.V. Giabardo, cit.

capitolo 5

L’uomo al centro.

IA tra etica e diritto nella responsabilità d’impresa

di francesco pacileo*

principali rischi connaturati all’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e dei big data

Le istituzioni europee e la letteratura scientifica hanno evidenziato alcuni rischi connaturati all’impiego dei sistemi di intelligenza artificiale (IA)1 e al connesso utilizzo dei big data.

Al riguardo si segnalano innanzi tutto il rischio di “contagio”, di una trasmissione, inconsapevole o meno, da parte dei programmatori e utilizzatori all’algoritmo, di pregiudizi ed elementi ingiustificatamente discriminatori; il rischio di sviluppi dannosi imprevisti e imprevedibili degli algoritmi soprattutto di machine learning; i rischi, strettamente collegati all’ultimo menzionato, conseguenti alla difficoltà se non addirittura all’impossibilità di ricostruire tutti i processi logici che hanno portato a un determinato output (il cosiddetto “black box algorithm”).

Tuttavia, alla maggiore complessità dell’algoritmo e alla mole di dati trattati corrisponde in maniera direttamente proporzionale una maggiore accuracy delle previsioni e degli output.

Una trattazione a parte, che non può essere effettuata in questa sede, meriterebbero poi i rischi connessi a chi dispone dei big data nonché i rischi connessi a dolose manomissioni e ad attacchi informatici, sintetizzabili nell’espressione cybersecurity, e infine i rischi specificamente legati all’impiego dell’IA e dei big data nei sistemi bancari, finanziari e assicurativi (fintech ecc.) ovvero connessi alla protezione della riservatezza e dei dati personali.

Nondimeno alcune fra le questioni (anche) giuridiche maggiormente controverse sorgono in relazione alla capacità o meno dei sistemi di IA di assumere “decisioni” (si preferisce il temine output) e di assumerle in maniera sostanzialmente autonoma2 rispetto ai programmatori, proprietari, utilizzatori ecc.

In particolare, nel dibattito giuridico si segnala un potenziale vuoto di responsabilità, che consiste nella difficoltà per gli esseri umani di avere un sufficiente controllo sulle macchine autonome tale da giustificare una responsabilità correlata all’abilità del controllore; detta difficoltà discende non solo dalla menzionata imprevedibilità di tali macchine ma altresì dalla circostanza che esse si trovano al di là dell’“orizzonte visuale” del produttore, il quale allora si troverebbe nell’impossibilità di evitare il pregiudizio.3

L’importanza e la serietà del problema è certificata da una Risoluzione del Parlamento europeo, che individua, tra un ventaglio di ipotesi di regolamentazione di diritto civile della robotica, anche quella di istituire normativamente una “personalità elettronica” (electronic person) da attribuire ai sistemi (più complessi ed evoluti) di IA, che in tal modo verrebbero ad avere una propria soggettività giuridica, un proprio patrimonio e una propria responsabilità.4

I problemi finora posti in evidenza assumono uno specifico interesse scientifico se esaminati nel prisma dell’impresa e, specificamente, dell’impresa organizzata in forma societaria e in particolare di una società che può permettersi di disporre di simili tecnologie, quindi oggi una società di capitali.

La prospettiva dell’impresa, si crede, è centrale nell’analisi giuridica dell’IA, posto che produttori, programmatori e buona parte degli utilizzatori di questi sistemi sono imprese, e imprese organizzate in forma di società di capitali.

regolamentazione in tema di ia ancora in fieri

Le istituzioni

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