Fashion killers by Scott Westerfeld

Fashion killers by Scott Westerfeld

autore:Scott Westerfeld [Westerfeld, Scott]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Fantasy, Urban, Occult & Supernatural
ISBN: 9788864113791
Google: ODxOG3LQ-KUC
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2010-11-05T23:00:00+00:00


Capitolo Diciotto

Le calzature vicino alle sue erano stivali da cowboy. Era l’uomo Cowboy, che indossava la stessa divisa da guardia di sicurezza nell’esercizio delle sue funzioni.

«Hunter», mi chiamò l’uomo calvo, «sappiamo che sei qui».

Cercai di convincermi che non era vero, ma il cuore mi batteva forte e mi sudavano le mani. (Stavo quasi per asciugarmele sulla giacca ma poi mi ricordai del rimborso da duemila dollari di cui avevo ancora bisogno).

Non c’era modo di scappare oltrepassandolo: stavano spalla a spalla sulla porta, bloccando ogni speranza di fuga.

Forse si sarebbero spostati nella sala delle gemme e avrei potuto precipitarmi verso le scale. Forse il mio abito da pinguino nero mi avrebbe nascosto nel museo oscurato. Forse sarebbe apparsa Jen e mi avrebbe salvato.

Era più verosimile che fossi fottuto.

Rimasero lì ancora un po’, poi sentii l’uomo calvo sussurrare: «Facciamo così».

Un lieve e irregolare bip raggiunse il mio orecchio. Stava digitando un numero…

Ci misi circa due secondi per realizzare quello che stava facendo, quello per cui mi stavano preparando da quando mi avevano rispedito il telefono. Stava digitando il mio numero. Lo squillo era lì lì per tradirmi.

Frugai nella tasca, estraendo il cellulare e riducendolo al silenzio con un gesto abile di cui avevo fatto pratica in tante sale cinematografiche. Poi lo fissai con orrore per un attimo, ricordandomi che avevo ancora un gonfiore di dimensioni simili in tasca.

Il telefonino che avevo in mano era mio o era quello di Mandy? Erano esattamente lo stesso modello e al buio non riuscivo a vedere il colore. Estrassi il secondo…

Poi il primo si illuminò, felicemente muto, vibrando leggermente, e mi concessi un respiro di sollievo silenzioso.

Avevo scelto quello per puro caso. (O forse avevo una connessione psichica con il mio cellulare. Parliamone).

Gli uomini erano silenziosi, in ascolto, e il telefonino di Mandy in mano mi diede un’idea. Lo misi con cautela sulla moquette industriale a pelo corto e lo spinsi verso l’entrata della sala delle gemme. Scivolò come un dischetto da hockey attraverso le ombre ricoperte da tappeti, scomparendo dalla mia vista. Un leggero tonfo giunse dal suo impatto con qualcosa nella stanza vicina.

«Hai sentito?», disse il Cowboy e l’uomo calvo lo azzittì.

Il mio pollice allenato era già in azione e chiamava il numero di Mandy con il tasto di selezione rapida. Alcuni secondi dopo una certa canzone svedese iniziò a suonare dalla stanza accanto.

«Take a chance on me…».

«È lì dentro».

I piedi si mossero, gli stivali da cowboy corsero a precedere le scarpe eleganti che, invece, avanzarono lente e risolute. Oltrepassarono il meteorite gigante e si fermarono sulla soglia della sala delle gemme, di nuovo spalla a spalla, sicuri di avermi intrappolato.

La musichetta risuonava ancora con folle allegria scandinava.

«Rispondi al telefono, ragazzo», disse ridendo l’uomo Cowboy. «Vogliamo parlarti».

Iniziai a strisciare intorno al meteorite, accorgendomi di essere dolorosamente anchilosato per la posizione tenuta così a lungo. Grande.

«Ehi, vedo qualcosa che lampeggia».

«Hunter, smettila di farci perdere tempo».

Sbucai fuori e mi mossi a passi ampi e silenziosi sul pavimento ricoperto di moquette. Erano a soli tre metri da me ma mi davano le spalle, sforzando la vista nel buio.



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